Chiese svendute e trasformate in moschee: così l’Europa perde le sue radici
La conversione della storica chiesa di St. Mary’s a Nelson, nel Lancashire, in Fatima Tul Zahra Masjid, una moschea, non è un semplice cambio di proprietà. La chiesa è stata costruita nel 1879 e la posa della prima pietra risale al giugno del 1877, in piena epoca vittoriana, quando la religione era al centro della vita quotidiana degli inglesi. Oggi, stando ai dati dell’ultimo censimento, la maggioranza della popolazione di Nelson (oltre il 52%) appartiene al gruppo asiatico e la componente bianca rappresenta una minoranza relativa, pari al 43%. In questo contesto, i pakistani rappresentano il gruppo etnico più numeroso a Nelson e la città detiene una delle percentuali più elevate di persone di origine pakistana in Inghilterra.
Tenendo assieme questi dati, quanto accaduto alla chiesa anglicana di Nelson è un campanello d’allarme: nel silenzio, si sta ridisegnando il volto religioso e culturale del Regno Unito, e dell’Europa intera. Mentre le chiese chiudono i battenti, nel Regno Unito come in Europa, svuotate da un secolarismo dilagante e da difficoltà economiche, i luoghi di culto islamici proliferano, spesso proprio sulle ceneri del patrimonio religioso tradizionale del Vecchio Continente. Se alle nostre latitudini non è prospettabile che una chiesa cattolica venga ceduta e svenduta ad associazioni islamiche, la Chiesa d’Inghilterra ha già perso parte del suo patrimonio. La moschea Al Emaan a Keston, un tempo era una chiesa metodista, la Grande Moschea di Leeds era la chiesa cattolica del Sacro Cuore, la moschea Madina a Holborn, era la cattolica di San Pietro e la Jamme Majid Mosque nell’East End di Londra, era la Brick Lane Church ed è stata una delle prime chiese inglesi a finire in mano ai musulmani.
Mentre le nostre comunità cristiane diminuiscono, incapaci di sostenere i costi di edifici spesso maestosi ma dispendiosi da mantenere, le comunità musulmane, in crescita demografica e con una forte partecipazione religiosa, si presentano come acquirenti.
Per molti, non è solo una questione economica ma l’acquisizione di un luogo di culto cristiano ha un valore simbolico, una “conquista” che si inserisce in un dibattito più ampio sull’islamizzazione dell’Europa.
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