Chiara, prima carrozziera di Puglia oltre i pregiudizi
L’aerografo tra le mani, per verniciare e personalizzare nei minimi dettagli pezzi di motore, cerchi diamantati e qualsiasi altro accessorio del mondo delle due o quattro ruote. Ma le dita non sono quelle massicce e maschili che ci si aspetterebbe di vedere all’opera in un’officina, sono quelle affusolate di una giovane donna barese, con grinta e così tanta arte da far invidia a qualsiasi altro operatore del settore.
La 24enne Chiara Cippone è la prima carrozziera in Puglia; nasce come artista e tatuatrice per hobby e da poco più di due anni lavora in officina, perché non le bastava affatto dipingere tele e corpi, voleva imparare a lasciare un segno della sua creatività anche sui motori, la sua grande passione. “Non volevo accontentarmi di un lavoro comune, volevo fare qualcosa che riuscisse a unire tutte le mie personalità, quella dell’artista e della motociclista – racconta nel salotto televisivo di Social Night – Ho cominciato al fianco di mio fratello nella sua officina, ma ora lavoro in un’altra carrozzeria. Non è stato facile approcciarmi a queste realtà lavorative, perché molti titolari prendevano un po’ alla leggera la mia candidatura, pensando fosse un capriccio passeggero di una 20enne in cerca della sua strada. Fortunatamente quando sono approdata nell’attuale carrozzeria in cui sono impiegata, a Modugno, Autoservice Laraspata, non hanno battuto ciglio e mi hanno subito dato fiducia, assumendomi”.
Sono tantissime le opere di verniciatura e customizzazione di Chiara realizzate su auto e motociclette, eppure la vita di questa donna coraggiosa e in grado di abbattere ogni stereotipo per rincorrere i propri sogni, continua a metterla dinanzi a nuove sfide impensabili. La 24enne barese si è ritrovata pochi giorni fa a personalizzare la protesi in carbonio di Antonino Di Noia, 30enne barese che ha perso la sua gamba destra a seguito di un gravissimo incidente in moto. Così la storia singolare di Chiara si intreccia con quella di Antonino, con il suo racconto di sopravvissuto che di quella tragedia non vuole dimenticare nulla, perché simbolo della sua seconda vita.
“Non avrei mai pensato di ritrovarmi a dipingere una protesi in carbonio, mi capita ogni giorno di disegnare storie su caschi, serbatoi, motori, ma avere a che fare con una gamba è stato molto difficile, stimolante e una grande responsabilità. Antonino mi ha dato l’opportunità di raccontare la sua ripartenza, la sua rinascita e la forza che ha avuto nel rialzarsi dopo la tragedia che l’ha colpito. Antonino mi ha chiesto di dipingere sulla sua gamba in carbonio la sua passione immutata per il mondo delle moto: ho verniciato su uno sfondo viola camaleontico un motociclista in tuta, a bordo di due ruote fiammanti, bulloni, scritte e una data precisa, 12 giugno 2018, il giorno del suo incidente. Mi ha inorgoglito tantissimo realizzare quest’opera, chissà se arriveranno altre proposte del genere, ne sarei felicissima”.
Chiara ha la voce incrinata dalla commozione mentre si racconta negli studi di Telebari, un’emozione aumentata all’ennesima potenza dalla presenza di Antonino, che ha svelato come si sono incontrati e il significato di questa importante personalizzazione.
“Tutto è iniziato per gioco. Sono un amico di Claudio, il fratello di Chiara, e frequento la sua officina come cliente – spiega il 30enne – Ho saputo che lei è una carrozziera specializzata nella customizzazione di motori, cerchi e caschi, e così le ho chiesto se volesse personalizzare la mia gamba destra, dato che è una protesi in carbonio, un materiale simile a quello dei pezzi di carrozzeria. Ho scelto di far dipingere una data: 12 giugno 2018. È il giorno del mio incidente, quando ho perso la gamba, la data che mi ha stravolto la vita, ma non in peggio, per certi versi anche in meglio. Ho scelto di avere quella data sul mio corpo in maniera indelebile, l’ho anche tatuata sul braccio, perché rappresenta la mia rinascita. Mi hanno amputato un arto dopo esser stato travolto sulla strada, ma sono vivo, ci sono ancora, ed è questo che conta. A mia madre avevano detto che non sarei sopravvissuto e invece sono qui, continuo a cavalcare la mia moto, anzi dopo l’incidente ne ho acquistate tre. Pesate che quando ho saputo dal medico che mi avrebbero amputato la gamba destra, ho quasi tirato un sospiro di sollievo, perché è la sinistra quella che serve per freno e marce sulle due ruote. È stupendo andare in moto, ti dà adrenalina e ti spinge oltre i limiti, ma bisogna stare molto attenti sulla strada, perché la passione per qualcosa non vale la fine di una esistenza. Voglio dire a tutte le persone vittime di incidente, che magari hanno perso un arto come me, di non arrendersi mai, perché si può ricominciare a vivere anche senza, grazie alla medicina e alle nuove tecnologie. Si può fare, si deve”. Chiara e Antonino si sciolgono in mille sorrisi di gratitudine durante l’intervista, i loro volti, in modi diversi, parlano di seconde vite, incarnando il cambiamento. Perché inseguire i propri sogni, andando oltre ogni barriera, si può, si deve.




