Chi è Vasile Frumuzache, reo confesso di due femminicidi. Il profilo Facebook condiviso con la moglie, le foto con i figli, lo sguardo sfuggente
In tutte le foto che ha pubblicato sui suoi social, Vasile Frumuzache, appare sorridente con la famiglia: accanto alla moglie (con cui condivide un profilo Facebook di coppia), abbracciato ai due figli. Qualche istantanea natalizia, le foto all’asilo, i post delle vacanze. Apparentemente, nessuna traccia della doppia vita che ha costruito con metodica ferocia.
Fino a mercoledì scorso, Vasile Frumuzache sembrava un trentaduenne qualunque di Monsummano Terme: turni regolari come guardia giurata al centro commerciale Il Globo, colazioni con i figli, la spesa in coppia, una quotidianità in cui nulla faceva sospettare l’inimmaginabile. L’arrivo in Italia, dalla Romania, all’età di 14 anni, la moglie conosciuta a Trapani, il trasferimento in Toscana. Una vita senza eccessi. «Stava sempre zitto, aveva lo sguardo sfuggente», racconta al Corriere un collega che preferisce restare anonimo per paura di ritorsioni. «Sembrava preciso, ma nessuno ha mai capito cosa gli piacesse o meno».
Nessuno, nel quartiere, a scuola, tra i colleghi o tra gli amici, aveva mai notato qualcosa di allarmante. Forse perché Vasile Frumuzache era schivo, mai sopra le righe. E completamente incensurato: nessuna multa, nessuna segnalazione.
Tutto cambia quando la moglie si allontana per qualche giorno. A luglio 2024 lei è a Trapani per motivi familiari, e Ana Maria Andrei scompare nel nulla. A marzo 2025, Luizsa è a Salerno per un corso di aggiornamento, e Denisa Paun viene decapitata. In entrambi i casi, le vittime sono sex worker di origine romena, come lui.
Dopo il secondo omicidio, l’uomo è crollato e ha confessato. Non solo: ha guidato gli investigatori al luogo dove erano nascosti i resti della prima vittima. Ogni dettaglio emerso dal lavoro degli inquirenti sembra allinearsi con il profilo di un killer seriale. Il coltello, le mutilazioni, il possesso di oggetti appartenenti alle donne (come l’auto di una delle due) fanno pensare a un rituale. Non a un gesto impulsivo, ma a un’aggressione pianificata.
Non si sa ancora se le vittime siano solo due. Gli inquirenti non lo escludono, anzi. La procura di Prato ha attivato accertamenti su donne scomparse in tutte le città in cui il 32enne ha vissuto. Troppe zone d’ombra, troppe coincidenze, troppi giorni in cui la moglie era lontana e Vasile poteva agire.
Le indagini proseguono, e intanto il suo volto ha smesso di essere anonimo: venerdì mattina, nel carcere di Prato, un detenuto, parente di Ana Maria Andrei, la prima donna uccisa, lo ha aggredito gettandogli in faccia dell’olio bollente.
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