Chi è Rexal Ford, accusato dell’omicidio di Villa Pamphili
Mercoledì scorso, Rexal Ford è partito dall’aeroporto di Fiumicino diretto a Skiathos, isola greca dove ha trascorso una notte. Venerdì, con le autorità internazionali alle calcagna, è stato fermato. L’accusa: aver soppresso il cadavere della donna, ritrovata nuda a Villa Pamphili, e aver ucciso la bambina, il cui corpo era abbandonato a duecento metri di distanza.
I cadaveri, madre e figlia, secondo il test del Dna, sono stati rinvenuti il 7 giugno nel parco della capitale. Ma la loro identità resta sconosciuta. Nonostante le ipotesi iniziali, non è certo che la donna fosse americana. Lo ha chiarito il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, in una conferenza stampa. «Non sapendo le cause della sua morte, l’ordinanza di omicidio è stata emessa solo per il delitto della bambina», ha spiegato, precisando che madre e figlia «non vivevano in nessuna tenda».
Non si tratterebbe dunque di una famiglia senza fissa dimora, come in un primo momento ipotizzato. A farlo sospettare, oltre alla presenza di un cellulare funzionante e un biglietto aereo acquistato, anche dettagli come le unghie curate della donna.
«Non sappiamo ancora se ha pagato il biglietto aereo in contanti o con carta di credito. Di certo è partito da Fiumicino mercoledì e il giorno stesso è atterrato in Grecia», ha detto Lo Voi. Un elemento chiave è stato proprio il cellulare di Ford, acceso durante tutta la fuga: il Gps ha tracciato i suoi spostamenti, aiutando gli inquirenti ad accorciare le distanze.
È stato emesso un mandato di arresto europeo, e ora il procedimento si svolgerà in Grecia. Ma sull’eventuale collaborazione dell’indagato c’è incertezza: «Non sappiamo che posizione vuole assumere», ha ammesso il procuratore.
Ford era arrivato in Italia almeno da aprile. Le sue tracce si perdono in una rete di movimenti poco chiari, soggiorni forse non registrati, luoghi ancora da individuare. Potrebbe aver vissuto con la donna e la bambina. «Lui, durante un controllo, disse che era sua figlia, ma sarà l’esame del Dna a confermarlo», ha chiarito il procuratore aggiunto Francesco Cascini.
Lo scenario è ancora confuso, ma alcuni punti fermi ci sono. In base a una testimonianza, la sera prima del ritrovamento, Ford è stato visto con la bambina in braccio. «È quantomeno strano che lui non abbia chiamato soccorsi dopo che la donna era morta. Non ha chiesto aiuto ed è scappato all’estero», ha osservato Cascini, aprendo alla possibilità che si tratti di un duplice omicidio.
Ma chi è, davvero, Rexal Ford? A tratteggiare un primo identikit è stato Roberto Pititto, capo della squadra mobile di Roma: «Parliamo di un soggetto poco conosciuto, il che ha reso il tutto complicato. Dopo la segnalazione della lite a Campo de’ Fiori abbiamo scandagliato gli archivi e siamo andati a ritroso, fino a un piccolo precedente che ci ha permesso di identificarlo. Anche grazie all’aiuto dell’Fbi siamo riusciti a dargli un nome». Le autorità statunitensi hanno collaborato per l’identificazione dell’uomo, quelle greche sono state decisive per il fermo a Skiathos. La squadra mobile ha unito indizi eterogenei: le segnalazioni della trasmissione Chi l’ha visto?, testimonianze, dati informatici, video.
Le indagini proseguono, anche sul terreno. Villa Pamphili è ancora oggetto di rilievi. «Siamo partiti senza alcun elemento in mano, due corpi senza vestiti né documenti. Abbiamo messo insieme una serie di pezzi», ha detto Lo Voi. «I risultati sono stati formidabili, perché il tempo in questi casi è determinante», ha aggiunto. Ma l’indagine è tutt’altro che conclusa.
Il secondo esame autoptico sulla donna sarà cruciale per chiarire la causa della morte, ma già ora l’ipotesi della violenza è presa in seria considerazione. Come ha dichiarato Cascini: «Il fatto che il cadavere della donna sia stato spogliato e nascosto fa sospettare un fenomeno di violenza».
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