Chi è Jose Lizarraga Picciotti, il chirurgo della donna morta a Roma dopo la liposuzione
Si mostrava su Instagram tra cene di lusso e automobili sportive, sorridente mentre ballava o suonava il pianoforte, vestito di bianco tra le sue pazienti come un “guru” della bellezza.
Ma dietro quell’immagine patinata, Josè Gregorio Lizarraga Picciotti, 65 anni, nascondeva un lato ben meno brillante.
Oggi il medico, di origini peruviane, è indagato per omicidio colposo, dopo la morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, 46 anni, ecuadoregna, deceduta a seguito di una liposuzione eseguita nel suo studio di Torrevecchia.
A stringere il cerchio intorno al chirurgo – insieme a lui anche un’infermiera e un’anestesista, anch’essi indagati – è la Procura di Roma. Ad avviare le indagini sono stati gli agenti del commissariato Primavalle, dopo il tragico esito dell’intervento estetico.
Dietro il marketing aggressivo e i prezzi “scontati” pubblicizzati in spagnolo sui social, si nascondeva una realtà ben più fragile: secondo le prime risultanze investigative, lo studio estetico in questione non aveva l’autorizzazione sanitaria per svolgere interventi chirurgici.
Eppure, Picciotti andava avanti. E da tempo. Già in passato era stato denunciato da alcune pazienti per lesioni, con casi documentati risalenti al 2006 e al 2018. Ma questo non aveva fermato la sua scalata mediatica.
Sulla piattaforma “GuidaEstetica” si presentava come specializzato in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Una reputazione coltivata, video dopo video, come una star del bisturi.
Oggi quella facciata è crollata. La clinica è stata sequestrata, i social oscurati, e la comunità sudamericana di Roma – di cui Picciotti era un punto di riferimento – è scossa.
Proprio da quella comunità proveniva Ana Sergia, che aveva deciso di affidarsi a lui probabilmente per fiducia, forse per convenienza. E per questo ha pagato con la vita.
Mentre gli investigatori cercano di fare chiarezza su eventuali altre vittime, resta il vuoto, e la domanda: quanti altri si sono fidati dell’immagine, senza poter contare sulla sicurezza?
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