Chi è il Napoli? La squadra di Conte è in crisi d’identità: prendere 6 gol dal Psv impone una riflessione
Chi è il Napoli? Parlare di crisi d’identità per la squadra di Antonio Conte potrebbe sembrare troppo a fine ottobre, con la classifica di Serie A tutt’altro che negativa e l’avventura in Champions non certo chiusa al netto della mazzata di Eindovhen. Eppure, dopo il 6 a 2 di Champions, che arriva dopo la sconfitta con il Torino, dire che il Napoli è smarrito ci sta. Non ci si possono aspettare le scarpe da ballerina da una squadra del mister salentino, ma quella che gigioneggia e fa vincere il Toro, o che becca tanti gol e concede tante occasioni agli avversari a volte, troppo spesso in questo inizio di stagione, è incomprensibile.
Lo scorso anno il Napoli magari non brillava per spettacolarità, ma praticamente non concedeva agli avversari di entrare in area: vinse lo scudetto con la difesa migliore d’Italia e oltre. Nella serata nera di martedì gli avversari non certo irresistibili del Psv affondavano come il burro nella retroguardia azzurra: facendone sei, non due, non tre come l’Atalanta di Gasperini nel momento più buio del Conte I, ma sei! Manca Rrahmani. Vero. Ma occhio a non prendere un’unica assenza come alibi: si fece con Kim dopo lo scudetto di Spalletti e chiaramente non era quello l’unico problema.
Non è solo l’assenza di Rrahamani il problema di un Napoli apparso mai troppo convincente in questa stagione e decisamente da bocciare nella gara contro il Psv. Una partita che avrebbe dovuto rimettere in carreggiata il Napoli per il discorso qualificazione Champions e che invece svela tutte, o almeno parecchie, le fragilità del Napoli: va in vantaggio con McTominay la squadra di Conte pur dopo qualche incertezza iniziale con occasioni concesse agli olandese, poi si fa ribaltare in quattro minuti prima con un autogol tanto sfortunato quanto spettacolare di Buongiorno e poi con un contropiede micidiale.
Ci si aspetterebbe una reazione ma non arriva, o quantomeno si evidenziano i problemi del Napoli in fase offensiva: gli azzurri creano poco e quel poco che creano lo sfruttano ancora di meno. E quindi quando nel secondo tempo De Bruyne e compagni sarebbero chiamati all’assalto e al tutto per tutto arrivano svarioni difensivi incredibili ed errori su errori: ecco il terzo gol del Psv con l’ex parmense Man. Il Napoli rischia, e seriamente, di beccare anche il quarto gol, Conte lo ridisegna ma Lucca vanifica ogni velleità facendosi espellere per un gesto interpretato dall’arbitro come offensivo. Arriva pure il quarto gol del Psv: ancora con Man con una gran botta da fuori. Il Napoli nel finale accorcia, ancora con McTominay che svetta da calcio d’angolo, ma incredibilmente già dalla battuta della rimessa in gioco il Napoli riesce a beccare il quinto gol e poi pure il sesto, abbandonandosi completamente alle ondate biancorosse.
Al netto del risultato, ovviamente negativo e che complica il cammino azzurro verso il turno successivo, la gara contro il Psv consegna a Conte problemi anche superiori, a partire dall’idea e dall’identità della sua squadra. Che Napoli ha in mente? Quello solido e cinico dello scorso anno? Una squadra più aperta e generosa? E in qualunque caso, perché le sue idee a differenza della scorsa stagione ancora non vengono fuori? C’è un problema di pesantezza fisica visti i numerosi infortuni e visto che nella serata di Eindovhen gli olandesi sembravano giocare in tredici e il Napoli in nove anche quando era in undici? C’è un problema di interpreti visto che chi subentra, da Gilmour a Beukema a Lucca, non riesce a incidere come i titolari designati? E ciò al netto di un mercato importante checché l’allenatore azzurro voglia dire. C’è un problema di malassorbimento di schemi e meccanismi che non convincono? C’è un problema di testa visti gli innumerevoli pasticci visti finora?
Insomma, la gara di Eindovhen e relativa mazzata impongono una riflessione. Chi è il Napoli? E soprattutto: dov’è?
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