Società

Chi è don Antonio Loffredo, il sacerdote che ha ispirato la serie Noi del Rione Sanità: «Mio padre mi voleva imprenditore. E in fondo lo sono diventato, ma rispondendo a un altro capo: Dio»

«Ho capito l’abilità degli sceneggiatori nel tenere incollati gli spettatori a una storia. Pure io, che quelle vicende le ho vissute, nella loro versione romanzata ero curioso di vedere gli sviluppi di tutti i personaggi». Don Antonio Loffredo, che ha ispirato la serie Noi del Rione Sanità, in onda su Rai Uno, rivela a Famiglia Cristiana che è la prima volta che si ferma davanti alla tv a guardare una fiction.

Questa, però, non poteva proprio perdersela. Perché parla della sua storia, sua e dei ragazzi con cui ha cambiato volto al quartiere nel centro di Napoli, che era diventato luogo di malavita e che oggi è una meta turistica. «La serie è perfettamente fedele allo spirito con cui ho dato il via alla rinascita della Sanità: la mia fiducia nei ragazzi e il ruolo di un’intera comunità, in primis le mamme». Lo stesso titolo della fiction riprende quello del libro pubblicato dal parroco nel 2013.

Quando nel 2001 don Antonio Loffredo – ordinato prete nel 1984, e per un periodo cappellano volontario nel carcere di Poggioreale – arrivò a Rione Sanità, Napoli sembrava aver voltato le spalle a uno dei suoi quartieri più antichi e simbolici. Strade dimenticate, criminalità diffusa, e soprattutto, un sentimento di rassegnazione tra i suoi abitanti. «Era un quartiere complicato, ma ciò che mi aveva più colpito era la mancanza di speranza che qualcosa potesse cambiare», racconta oggi il sacerdote, classe 1959.

Don Loffredo sposa un’idea semplice ma rivoluzionaria: affidarsi ai giovani. Da quella scelta nasce nel 2006 la cooperativa La Paranza, fondata insieme a sei ragazzi del rione. Il gruppo si dà un obiettivo chiaro: restituire dignità al proprio territorio partendo dal suo patrimonio nascosto: le Catacombe di San Gennaro.

Nel 2008 la cooperativa vince il bando per la loro gestione e da lì inizia una straordinaria rinascita: il sito archeologico diventa un simbolo di riscatto, attira visitatori da tutto il mondo e dà lavoro a decine di giovani che prima non avevano prospettive. Oggi sono settanta i ragazzi impiegati come guide, addetti all’accoglienza e organizzatori di eventi.

Il suo progetto non si è fermato alle Catacombe. Nel 2014 nasce la Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus, che coordina le diverse realtà attive nel quartiere: laboratori di artigianato, iniziative culturali, progetti sociali e persino una palestra di boxe, «una richiesta dei ragazzi», precisa lui con un sorriso. Nel tempo, la Sanità è diventata un laboratorio vivente di economia circolare e solidarietà, un esempio studiato e ammirato anche fuori Napoli.

«Quello stesso modello socio-culturale ora lo stiamo portando avanti nel Duomo di Napoli con la Fondazione Napoli C’entro di cui sono vicepresidente», racconta. «È nato il progetto Museo diocesano diffuso per valorizzare luoghi chiave della cultura e della spiritualità della nostra città e creare nuove opportunità di lavoro, sempre con il coinvolgimento dei ragazzi, finora 60».


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