Che cos’è la tanatoprassi, l’«imbalsamazione temporanea» per conservare le salme che vengono esposte al pubblico
È una tecnica utilizzata per preservare – per un lasso di tempo da 10 a 15 giorni – l’aspetto e i tessuti del defunto: la tanatoprassi è una specie di «imbalsamazione temporanea», che diventa necessaria quando la salma deve essere esposta pubblicamente.
È stata utilizzata per conservare il corpo di Benedetto XVI, il Papa emerito Joseph Ratzinger, morto il 31 dicembre 2022 a 95 anni, prima dell’esposizione in Vaticano.
Ma è lo stesso procedimento a cui sono state sottoposte anche molte altre personalità di rilievo. Fra loro, Papa Giovanni Paolo II: dopo la sua morte nel 2005, il corpo di Karol Wojtyła è stato sottoposto a tanatoprassi per permettere ai fedeli di rendergli omaggio durante l’esposizione pubblica.
Anche Luciano Pavarotti, scomparso nel 2007, è stato trattato con questa tecnica per preservare il suo corpo durante le cerimonie funebri. Sono stati preservati con tanatoprassi anche i corpi di Rosa Carniato Benetton, moglie di Luciano Benetton, Nicole Bulgari, della storica famiglia famosa per la gioielleria di lusso, Enzo Jannacci, scomparso nel 2013. Ma anche quello di Pelé, morto nel dicembre 2022: il trattamento è stato effettuato per preservare il corpo durante l’esposizione pubblica a Santos, in Brasile, dove migliaia di persone hanno reso omaggio alla leggenda del calcio.
A trattare il corpo di Benedetto XVI con la tanatoprassi è stato un team di medici guidato dal dottor Andrea Fantozzi, presidente dell’Associazione Italiana di Tanatoprassi (Ait) e l’Istituto Nazionale Italiano di tanatoprassi (Init).
La tecnica viene definita, sul portale dell’Init, «un trattamento “post-mortem”» che «consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte, ma è soprattutto un trattamento che ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale».
Il corpo, nelle ore successive alla morte, subisce una veloce trasformazione: la fuoriuscita di liquidi organici e di vapori nauseanti rendono la veglia funebre più traumatica e, anche, potenzialmente pericolosa. La tanatoprassi serve per evitare questa situazione: «ciò è possibile tramite un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e da una serie di cure estetiche che consentono di conservare un’immagine integra della persona cara, eliminando così per alcune settimane il processo di decomposizione».
Niente a che vedere con l’imbalsamazione permanente: la tanatoprassi garantisce il «ritorno in polvere del corpo» in un tempo massimo di 10 anni (mentre, normalmente, senza alcun trattamento, ci vogliono circa 40 anni, in alcuni casi anche 80).
La tanatoprassi viene utilizzata anche in medicina legale: bloccando temporaneamente la decomposizione della salma, fissa i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica, permettendo di eseguire più facilmente le indagini. Lo stesso vale nel caso delle riesumazioni rese necessarie dalle indagini giudiziarie: i risultati degli esami sul corpo saranno più attendibili su un cadavere trattato.
Source link