Emilia Romagna

Cercò di far esplodere il condominio aprendo il gas, smentita in aula la ricostruzione degli inquirenti


La mattina dello scorso 12 marzo c’erano stati momenti di tensione quando un cittadino marocchino 44enne, secondo le accuse, aveva aperto i rubinetti del gas della cucina nel suo appartamento di via Flavia Casadei a Rimini rischiando di far saltare in aria tutto l’immobile. Per quel gesto il nordafricano era stato arrestato con l’accusa di strage e, nel corso dell’udienza davanti al gip Raffaele Deflorio, l’avvocato dell’imputato ha chiesto e ottenuto per il suo assistito il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica sul 44enne, già ritenuto capace di intendere e volere dal perito del tribunale anche se considerato socialmente pericoloso per il suo abuso di alcolici e stupefacenti, e l’ascolto della moglie dell’uomo che in aula ha però fornito una versione diversa dalla ricostruzione fatta dagli inquirenti.

Secondo quanto emerso, la sera prima il nordafricano era rientrato a casa sotto l’effetto di alcol e droghe e la moglie, volendo evitare le sfuriate del marito, era andata a dormire da un’amica. La mattina dopo, rientrando nell’appartamento di via Flavia Casadei, aveva visto le Volanti della Questura che circondavano il palazzo con gli agenti che avevano ammanettato l’uomo in preda a una specie di delirio. Il 44enne, ancora obnubilato dai bagordi della sera precedente, aveva devastato l’abitazione coi vicini che, allarmati dalle urla, avevano chiesto l’intervento della Polizia di Stato. Gli agenti, arrivati nell’appartamento completamente distrutto, dopo aver bloccato l’esagitato si erano resi conti del forte odore di gas trovando i pomelli del piano cottura danneggiati col metano che stava saturando l’ambiente. La chiusura dei rubinetti aveva evitato lo scoppio ma, il 44enne, era finito in carcere con l’accusa di strage.

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La moglie, tuttavia, ha spiegato che le manopole dei fornelli erano difettose e che si sfilavano spesso dal loro alloggiamento. Allo stesso tempo, quel particolare modello di cucina aveva una sorta di “sicura” che impediva la fuoriuscita del gas se i pomelli non venivano premuti verso il basso e ruotati. Una ricostruzione, quindi, che avrebbe reso impossibile per l’uomo far uscire il metano a tal punto da saturare l’abitazione rischiando un’esplosione. Per avvalorare il racconto della donna l’avvocato Orrù ha chiesto di acquisire foto e video fatti dalla Scientifica in occasione del sopralluogo nell’appartamento dopo il cessate allarme e, lo stesso imputato, ha più volte ribadito di non aver mai cercato di far esplodere la palazzina.

Il 44enne, nel frattempo, è sottoposto agli arresti domiciliari insieme alla moglie che, davanti al giudice, ha ammesso come in passato abbia subìto delle violenze da parte del marito che, adesso, ha chiesto l’autorizzazione di poter frequentare il Sert per sconfiggere la dipendenza da alcol e, dal momento dell’arresto ad oggi, non ha più perso il controllo. La prossima udienza è fissata per il 6 febbraio quando, con tutta probabilità, verrà emessa la sentenza.


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