Economia

Cer sotto pressione: il taglio dei fondi Pnrr scuote il settore


Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) entrano in una fase di forte incertezza dopo la decisione del Mase di ridurre drasticamente la dotazione Pnrr dedicata alla misura: da 2,2 miliardi di euro a 795,5 milioni. Un taglio del 64% che ha colto di sorpresa operatori, enti locali e imprese attive sui progetti. Il ridimensionamento è stato comunicato nell’ambito della sesta revisione del Pnrr, già valutata positivamente dalla Commissione europea e ora in fase di approvazione da parte del Consiglio Ue. Secondo il ministero, la rimodulazione avrebbe l’obiettivo di “mettere in sicurezza” gli investimenti su biometano, agrivoltaico e comunità energetiche, evitando il rischio di mancato raggiungimento dei target.

L’impatto sul settore è stato immediato. Secondo le ricostruzioni degli operatori di settore, il ridimensionamento delle risorse mette sotto pressione un comparto che negli ultimi mesi ha investito su strutture, assunzioni e formazione tecnica partendo da un quadro di incentivi che appare oggi meno stabile. Molti progetti sono stati sviluppati su business plan costruiti su una dotazione che ora viene drasticamente ridotta. La comunicazione del ridimensionamento, avvenuta a ridosso delle scadenze operative, ha amplificato le incertezze nel settore. Dal territorio arrivano testimonianze molto critiche. Giovanni Montagnani, presidente della Cer Vergante Rinnovabile, attiva in Piemonte, parla di un “cortocircuito operativo” che rischia di bloccare i cantieri: pratiche già approvate, contratti firmati, ma fondi non ancora erogabili perché manca il portale informatico necessario ai pagamenti. Nel frattempo, le istruttorie risulterebbero ferme alle domande presentate nei mesi estivi. Il rischio, avverte Montagnani, è che i ritardi accumulati nelle fasi amministrative si scarichino interamente sui cantieri. Con una scadenza invariata al 30 giugno 2026, le imprese si troveranno a lavorare in tempi sempre più compressi per recuperare i mesi persi. Una pressione operativa che non riguarda solo i costi e l’organizzazione dei lavori, ma anche le condizioni di lavoro e i livelli di sicurezza nei cantieri.

Anche dal mondo associativo arrivano segnali di allarme. Vittorio Marletto, Energia per l’Italia, definisce il taglio un “passo indietro” che rischia di indebolire uno degli strumenti più innovativi della transizione energetica italiana: le Cer non sono solo impianti, ma modelli di partecipazione attiva di cittadini, imprese ed enti locali. Ridurre oggi le risorse, sostiene, significa rallentare progetti già avviati e minare la fiducia degli operatori. Il Mase ha confermato l’impegno a sostenere le comunità energetiche, annunciando ulteriori indicazioni operative dopo la formale approvazione della revisione del Pnrr e l’adozione dei necessari atti normativi. Resta però una domanda di fondo: le comunità energetiche dovevano essere uno dei pilastri della transizione partecipata. Il ridimensionamento dei fondi e le incertezze regolatorie rischiano ora di trasformarle in uno dei nodi più critici della messa a terra del Pnrr sull’energia.


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