Piemonte

Cefalee, una camera immersiva e attori per far esercitare medici e studenti a combatterla


È una delle principali cause d’accesso ai pronto soccorso piemontesi, per cui ogni anno circa 5 mila persone si rivolgono a uno specialista in emergenza. Eppure la cefalea – che colpisce circa il 50% della popolazione mondiale e il 25% di quella italiana, in prevalenza donne tra i 15 e i 50 anni – resta una patologia dalla diagnosi complessa. Da oggi, al San Luigi di Orbassano, la si cura anche facendo esercitare medici e studenti con pazienti attori, attraverso le sfide di una camera immersiva capace di simulare casi clinici e situazioni d’emergenza.

La gestione della cefalea

“Se si considerano i 5 mila accessi annui, solo nel 6% dei casi vi è poi stato il ricovero ospedaliero. Significa che il restante 94% avrebbe potuto seguire un percorso diverso”. A spiegarlo è Marinella Clerico, responsabile di Patologie neurologiche specialistiche dell’azienda ospedaliera universitaria San Luigi di Orbassano e professoressa associata di Unito.

Oggi, insieme al direttore generale dell’azienda Davide Minniti, al presidente del corso di laurea internazionale Medicine and Surgery di Unito David Lembo, al risk manager Michele Presutti e alla presenza dell’assessore regionale all’Innovazione Matteo Marnati, ha inaugurato oggi il nuovo percorso dedicato presso il polo di Orbassano alla cefalea, che prenderà il via ai primi di gennaio.

“Un progetto – commenta Lembo – che ben coniuga le due anime del polo: universitario e ospedaliero”.

Che cos’è la cefalea

“La cefalea è il mal di testa – spiega la professoressa Clerico – Ma mal di testa vuol dire tante cose. Può cambiare a seconda della localizzazione, del sesso, dell’età. Può essere esso stesso la patologia o dipendere da altre cause, come il trauma cranico”.

La più diffusa è l’emicrania, ma ne esistono varie tipologie. Per questo, a Orbassano, l’Università di Torino e l’Azienda ospedaliera hanno voluto investire nel training.

“In modo duplice – chiarisce il presidente Lembo -: da un lato coinvolgendo una squadra di volontari disponibili a essere formati da attori professionisti, affiancati da psicologi e guidati da neurologi. Dall’altro, dopo la formazione del paziente standardizzato, inaugurando un percorso formativo che comincia con la cefalea, ma che potrà aprirsi in futuro a nuove patologie”.

Il paziente simulato

Per comprendere l’esperienza nel concreto occorre salire al primo piano, dove la signora Sara Collu, volontaria della Croce bianca di Orbassano, è sdraiata sul lettino.

Si è formata sulla patologia, ha seguito corsi ad hoc per poter interpretare il ruolo della paziente e ora simula una situazione reale di fronte ai giovani medici in formazione, esercitandoli a interagire con un paziente in carne e ossa.

“Ho cominciato a lavorare a iniziative di questo tipo da 5 anni – racconta – emotivamente non è facile, ma mi piace l’idea di rendere un servizio alla medicina e alla scienza”.

La camera immersiva

Ma quella con la signora Collu è solo una delle stanze dedicate al nuovo progetto, che consente di seguire il paziente simulato lungo tutto il suo percorso, dal colloquio con il medico di medicina generale al pronto soccorso, dall’ambulatorio specialistico alla sala operatoria.

Gli studenti del corso di laurea internazionale in medicina e chirurgia – di cui il 40% arriva dall’estero – si esercitano in punture e prelievi di midollo spinale su manichini ad alta fedeltà, fino alla stanza finale, una camera immersiva in grado di simulare un caso clinico, il rumore di fondo in cui opera il personale del pronto soccorso o una situazione di intervento in emergenza.

Il pavimento trema, la stanza si riempie di fumo. La stanza può proporre intervista ai pazienti o immagini diagnostiche ed erogare 400 odori diversi e fumi, simulando anche raffiche di vento e rumori ambientali.

L’obiettivo

Come si comportano gli studenti? Si esercitano a fare diagnosi. Provano, ricevono un punteggio finale. E se sbagliano si correggono. Come in un vero e proprio gioco, ma Clerico spiega: “Questo servirà per migliorare le diagnosi e ridurre i tempi”. Con un conseguente atteso risparmio sia per il sistema sanitario nazionale sia per i singoli, visto che, secondo un recente studio italiano pubblicato sul The Journal of Headache and Pain, i costi annuali pro capite per chi soffre di cefalea sono pari a circa 1.482 euro.


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