Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio stampa: «Situazione complicata e molto preoccupante»
I genitori di Cecilia Sala chiedono il silenzio stampa. L’obiettivo è evitare di complicare l’evoluzione della vicenda che ha portato la giornalista italiana in una prigione iraniana più di quindici giorni fa. Questo il comunicato della famiglia. «La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante» scrivono in una nota Elisabetta Vernoni e Renato Sala.
Il testo prosegue così: «Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo».
«La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta».
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La situazione
Cecilia Sala è nel carcere di Evin a Teheran dal 19 dicembre 2024. Ha potuto chiamare due volte i genitori e il compagno. Nelle telefonate ai familiari la giornalista ha ribadito che «bisogna fare in fretta». Soltanto il 30 dicembre, a oltre 10 giorni dall’arresto, è stato dichiarato dalle autorità iraniane che Cecilia Sala è in carcere per avere violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran. Questo è stato indicato senza altre specifiche. Nel primo giorno dell’anno l’Italia ha chiesto al governo iraniano la liberazione immediata di Cecilia Sala e «garanzie totali sulle condizioni di detenzione» con la richiesta di poter inviare generi di conforto. La richiesta è stata ribadita nei giorni successivi insieme a quella di un trattamento degno all’interno del carcere dopo che è stato chiaro quanto siano difficili le condizioni per la 29enne che non ha cuscino o materasso e non può vedere nessuno.
Al vertice del 2 gennaio a Palazzo Chigi hanno partecipato la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano e i capi dell’intelligence. Dopo l’incontro la premier ha parlato al tepefono con il padre di Cecilia Sala, Renato, e ha incontrato la madre Elisabetta Vernoni.
Il 3 gennaio l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, è stata ricevuta al ministero degli Esteri di Teheran. Ha nuovamente chiesto un trattamento degno in carcere e il rilascio per la giornalista.
Lunedì 6 gennaio alle 14 il sottosegretario Mantovano sarà in audizione al Copasir per riferire sulla detenzione in Iran di Cecilia Sala. Per il 15 gennaio è stata fissata dalla corte d’appello di Milano l’udienza per discutere la richiesta dei domiciliari avanzata dalla difesa di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano bloccato in Italia il 16 dicembre scorso per una richiesta di estradizione degli Usa, il cui trattenimento in Italia potrebbe essere collegato alla situazione di Cecilia Sala.