C’è una manutenzione in corso
Compie praticamente un mese di stop il tempio crematorio di Arezzo. È fermo dal 20 dicembre e adesso si apprende che la sua riapertura è slittata ancora. “Era prevista per il 25 gennaio, ma il sito della Multiservizi adesso riporta la data del 3 febbraio.” Spiegano i consiglieri comunali del Pd Donato Caporali e Andrea Gallorini che stanno seguendo il caso.
“Questo continua a essere un problema irrisolto per la città e la provincia. Nonostante i tentativi di riparazione il servizio non è ancora stato ripristinato. La situazione attuale, già di per sé delicata, si traduce in un grave disagio per le famiglie che si trovano a dover gestire momenti di dolore in condizioni rese ancor più difficili dalla mancanza di un servizio essenziale. Molti cittadini sono costretti a rivolgersi a strutture in altre città, come Siena, Grosseto, Firenze e, in alcuni casi, persino Cesena. Questo comporta un aumento significativo delle spese, tra tariffe maggiorate per i non residenti e costi di trasporto, aggravando ulteriormente la sofferenza delle famiglie coinvolte.”
Interpellato, il presidente della Multiservizi Guglielmo Borri, ha spiegato che “è in corso una manutenzione per la quale non ci sono particolari difficoltà, ma si tratta di un impianto complesso. L’attività è portata avanti da una ditta esterna specializzata.” Sulla riapertura: “Non c’è una data certa al momento, potrebbe essere anche prima del 3 febbraio.”
“Il forno crematorio di Arezzo non serve solo il comune capoluogo, ma tutta il territorio provinciale. La sua prolungata indisponibilità crea quindi un impatto significativo, generando disagi che potevano e dovevano essere evitati” aggiungono Gallorini e Caporali che avevano sollevato il problema anche a fine dicembre chiedendo chiarezza e interventi rapidi. “È lecito domandarsi – dichiarano i consiglieri – se il blocco del forno fosse evitabile e a questo punto se la ditta incaricata sia davvero la più idonea a gestire un servizio così essenziale”.
I casi di dicembre
Gallorini e Caporali già a dicembre hanno raccontato una vicenda accaduta ad Arezzo proprio per la chiusura del forno crematorio.
“Le famiglie che avevano prenotato e pagato il servizio di cremazione – proseguono – sono state rimborsate con una maggiorazione del 10% per mitigare il disservizio e contestualmente sono state invitate a rivolgersi a strutture di altre città toscane o fuori regione. Tuttavia, questa soluzione comporta costi aggiuntivi significativi: ad esempio, ad Arezzo la cremazione per i residenti costa 570 euro, mentre a Siena il costo sale a 790 euro, senza considerare le spese di trasporto. Il rimborso del 10% appare quindi del tutto insufficiente a coprire tali spese. Inoltre, la mancanza di celle frigorifere gestite direttamente da Arezzo Multiservizi, a differenza di quanto avviene in altre città come Siena o Firenze, ha aggravato il problema. Al momento, l’Asl si è fatta carico della gestione delle salme, ospitando gratuitamente alcune decine di defunti presso l’obitorio dell’ospedale. Tuttavia, se il guasto dovesse protrarsi a lungo, sarebbe possibile garantire la disponibilità per tutti? Non è semplice né immediato trovare un’alternativa, alcune famiglie, infatti, hanno già dovuto affrontare trasferte impegnative, come quella fino a Cesena, per ottenere il servizio di cremazione.”
L’aumento delle tariffe
“Il nostro auspicio – affermano i consiglieri – è che si ponga fine al grave disservizio quanto prima. È spiacevole constatare che, nelle varie comunicazioni pubbliche, né la Multiservizi né il Comune abbiano ritenuto opportuno scusarsi con i cittadini per il disagio arrecato. Al contrario, a partire dal 1° gennaio, si è deciso di aumentare le tariffe del 7% per tumulazione, inumazione e cremazione (quando quest’ultimo servizio sarà riattivato). Una scelta che riteniamo del tutto inopportuna, considerando che i costi sono aumentati a fronte di una gestione la cui qualità non è certamente migliorata.”
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