c’è la scissione dell’atomo. Mozione di sfiducia a Spacca accusato di pensare solo a sé
ANCONA- Kafka ci avrebbe scritto decine di romanzi. Una situazione talmente paradossale che il grande autore boemo si sarebbe messo umilmente a prendere appunti. Definire la parabola discendente di Base popolare una tragicommedia non rende più l’idea. Partito con lodevoli obiettivi quali lanciare in politica i giovani facendoli camminare sul tracciato dell’esperienza, il movimento dell’ex governatore Spacca e dell’ex dirigente regionale Orsetti è scivolato suo malgrado nel grottesco. E ieri è andata in scena una sanguinosa scissione dell’atomo che ha lasciato dietro di sé solo un nugolo di neutrini.
L’appuntamento
Il contesto: ieri alle 17,30 all’Hotel Palace del Conero era stata fissata la direzione regionale di BP per votare tutta una serie di atti altisonanti in vista delle Regionali, da far poi ratificare all’assemblea convocata per il 10 maggio.
Tra questi, un documento in cui si diceva che alle elezioni di settembre il movimento preferiva il centrodestra perché – mentre all’esame del 23 aprile il governatore Acquaroli si era presentato e dimostrato aperto al dialogo – lo sfidante dem Ricci aveva risposto picche disertando il «reality show» (suo copyright). Ma i vertici di Base popolare non sapevano che nel frattempo un nutrito gruppo di rivoltosi stava preparando una mozione di sfiducia contro Spacca, accusato di aver stretto accordi pseudo-segreti con Acquaroli senza consultare nessuno e, dall’affaire Osimo in poi, di aver condannato il partito all’irrilevanza. Gli veniva rinfacciato di aver utilizzato il movimento in maniera personalistica e di essersi accordato con il governatore per un paio di posti nella lista di Forza Italia (uno dei quali per il genero Andrea Castellani, da far correre in ticket con l’assessora regionale Chiara Biondi al momento in quota Lega ma pronta a passare con gli azzurri) e qualche ruolo di spicco ad alti dirigenti.
Il turismo
Per esempio un incarico ad Orsetti nel turismo, che visti i burocrati prestati al management che al momento girano in Regione – leggi Atim – sarebbe anche una buona idea: le sue indiscutibili capacità nel settore sarebbero una boccata d’ossigeno. Ma a una bella fetta di Base popolare non è piaciuto il metodo, più che il merito delle decisioni. E ieri è andata in scena una notte dei lunghi coltelli in versione pomeridiana.
Spacca per motivi di salute non era presente e a beccarsi tutte le rimostranze accumulate da settimane – figlie del famoso esame del 23 aprile e della nota uscita subito dopo senza concordarla con il resto del partito – è toccato ad Orsetti e Giorgi, accusata di aver dato in pasto ai giornali la nota. J’accuse a cui la diretta interessata ha risposto alzando i toni della discussione, che in pochi minuti è degenerata. Urla, risse verbali: un bagno di sangue a cui ha fatto seguito una batteria di dimissioni.
Dopo quelle di Tosoroni, che se ne era già andato nelle scorse settimane, ieri ha dato il benservito anche Cencetti, coordinatore di Fermo e legale rappresentante del partito in quanto tesoriere. Uno dei fondatori. Questo ha generato un moto di sgomento e in diversi hanno iniziato a lasciare il consesso. Di fronte a un siffatto caos primordiale ha sbottato pure Orsetti: «Basta, allora mi dimetto anche io» e ha lasciato l’Hotel, salvo poi tornare indietro su richiesta di chi era rimasto. È stato rimesso ai voti il documento dei vertici sull’alleanza con Acquaroli e qui è andata in scena la scissione dell’atomo bis: si è dimesso pure Giustozzi, il vicecoordinatore regionale, che si è rifiutato di far votare il documento in quelle condizioni. E rimasero solo i neutrini ad aleggiare sulle macerie.