Catania, la ricostruzione del brutale pestaggio omofobo in un fast food poi fermato da una cliente
Il Mc Donald’s di piazza Borsellino che si trasforma in uno scenario da guerriglia urbana e il brutale pestaggio di matrice omofoba. Il cibo lanciato addosso, gli insulti, le minacce, i calci, i pugni, gli schiaffi, i colpi di sgabello e persino quelli di casco, falliti, ai danni di tre giovani omosessuali.È uno spaccato triste e desolante quello ricostruito dagli agenti della Squadra Mobile che sotto il coordinamento della procura hanno identificato gli autori – un diciottenne di Librino e un 21enne residente a Gela – e dopo la decisione del Gip Ottavio Grasso hanno eseguito nei loro confronti la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza con la prescrizione di non allontanarsi dalle 21 alle 6.30 del mattino. Al 21enne, attualmente detenuto in carcere per i reati di droga e armi, il provvedimento cautelare è stato notificato a Piazza Lanza. Entrambi devono rispondere di violenza privata e lesioni, reati aggravati dalla finalità della discriminazione omofoba. La posizione di un terzo indagato, minorenne, è al vaglio della Procura per i minorenni di Catania.
Lo scorso 26 aprile, vittime e aggressori erano seduti in tavoli non distanti tra loro al Mc Donald’s di piazza Borsellino. Intorno alle 5 del mattino, i tre amici gay ridevano, scherzavano e parlavano delle salse da accompagnare al cibo. Gli aggressori si sarebbero sentiti “infastiditi” dalle argomentazioni allusive alla sfera omosessuale. E dagli insulti sono passati alle minacce: «Smettetela di parlare di certe cose, stiamo mangiando, o sarà peggio per voi… ». Poi dalle parole ai fatti: i tre si sono alzati dal tavolo e hanno aggredito le vittime, colpendoli con schiaffi, pugni e calci. Uno dei tre aggressori ha lanciato anche contro uno di loro uno sgabello, mentre un altro ha usato un casco da motociclista come arma. A interrompere il pestaggio è stato l’intervento di una cliente del fast food, una ragazza, che era nel locale, che ha spruzzato dello spray al peperoncino che aveva con sé, rendendo l’aria irrespirabile e costringendo gli aggressori a fuggire. In un attimo il panico e il fuggi fuggi generale all’esterno del locale. Decisiva anche la presenza di un operatore ecologico che ha bloccato uno degli indagati che stava colpendo un ragazzo con un casco. Aggressione che è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza all’interno e all’esterno del fast food e da quelle di una farmacia della zona.
Dopo il pestaggio sono state avviate le indagini, della sezione investigativa Reati contro la persona, sessuali e in pregiudizio di minorenni della Squadra Mobile della Questura, che hanno portato la polizia a identificare i due aggressori che hanno ammesso i fatti, negando però che fossero stati scatenati dall’orientamento sessuale delle vittime, ma dal fatto che ad alta voce parlassero di sesso.Nel fascicolo dell’inchiesta sull’aggressione, oltre alle dichiarazioni delle vittime e di alcuni testimoni oculari, sono confluiti riconoscimenti fotografici, immagini di videosorveglianza e comparazioni con elementi estrapolati dai social network. Secondo il procuratore Francesco Curcio le investigazioni «hanno permesso una ricostruzione indiziaria univoca e coerente del brutale pestaggio di matrice omofoba».La notte dell’aggressione, i tre giovani sono stati soccorsi e trasportati in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale San Marco di Librino. Hanno riportato ferite giudicate guaribili tra i sette e i 21 giorni. Ai sanitari che li hanno presi in carico hanno raccontato la loro disavventura, poi la ricostruzione dettagliata ai poliziotti della Squadra Mobile.