Sicilia

Catania, i sacchi della spesa pieni di cocaina. «Sta arrivando, prepara la ciambella»


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La retata a Catania

I poliziotti registrano le consegne del narcotrafficante calabrese

Di Laura Distefano |

Il narcotrafficante calabrese Rocco Rizzo per mesi ha portato “borse della spesa” piene di cocaina ai due gruppi criminali dediti allo smercio di sostanze stupefacenti che hanno il quartier generale in via Palermo a Catania. Il blitz Cemento che ieri ha portato a 17 arresti (di cui ne parliamo ampiamente nelle pagine di cronaca) ha disarticolato le due associazioni a delinquere, una di spaccio al minuto “capitanata” da Antonino Cocuzza (fino a ieri sera irreperibile) e un’altra di vendita all’ingrosso gestita da Franco Platania. A pochi civici di distanza il fornitore – per la cui posizione processuale il gip Fabio Di Giacomo si è dichiarato territorialmente incompetente – è stato “inquadrato” dall’occhio elettronico piazzato dagli investigatori della squadra mobile. Per blindare l’inchiesta la procura ha deciso di attivare le microspie che gli hanno permesso di seguire in diretta le trasferte siciliane del corriere della droga. E anche di decriptare delle conversazioni ispirate alla buona cucina.

In manette ieri è finita anche una donna: Maria Nicotra, la moglie di Platania che avrebbe curato in qualche modo gli arrivi delle partite di droga.Due anni fa – anzi quasi tre, visto che era gennaio – Rizzo stava organizzando l’ennesimo viaggio attraverso lo Stretto. E siccome la precauzione non è mai troppa, ha chiesto aiuto al padre. Precisamente lo ha sollecitato a controllare gli imbarcaderi a Villa San Giovanni al fine di segnalare, come già successo in passato, l’eventuale presenza sospetta di forze dell’ordine. Quando ha avuto il via libera Rizzo è salito sul traghetto.

A Catania la famiglia Platania ha cominciato a prepararsi all’imminente arrivo dal carico. Mamma Maria infatti ha contattato la figlia chiedendogli di preparare un dolce: «Ti posso dire una cosa se dopo di pomeriggio che Franco scende mi fai una ciambella?».Grazie alle intercettazioni e alle riprese agli “imbarchi” di Messina gli investigatori sono riusciti a conoscere l’orario in cui il narcotrafficante avrebbe toccato la Sicilia. Più o meno alle 2 del pomeriggio.Due ore dopo, infatti, è il capo della holding familiare della cocaina a Catania a contattare la figlia «chiedendo notizie della “ciambella” della madre». La giovane ha risposto che «non era ancora pronta e che era in forno». Un chiaro modo per avvertire il padre che ancora il corriere non aveva effettuato la consegna. Pochi minuti prima delle cinque il calabrese è arrivato in via Palermo: la sua presenza non è sfuggita all’occhio elettronico della squadra mobile. L’indagato è rimasto poco tempo all’interno dell’abitazione della vecchia guardia dei Santapaola-Ercolano. Quando è uscito, il trafficante ha preso qualcosa che ha messo all’interno del giubbotto che poi ha riposto nel cofano della sua macchina (forse i soldi della droga). Appena è rientrato a Reggio Calabria è andato alla polleria del padre. Altro che “ciambella” nel forno.

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