Catania Fc, intervista esclusiva al tecnico Toscano: «Ecco perché sono rimasto». Dall’addio di Inglese all’amore della città, il Mimmo-pensiero
Sotto il sole della Calabria più amata dai turisti, Domenico Toscano ci ha spiegato perchè è rimasto a Catania nonostante voci e richieste; perchè ha voglia di ricominciare il lavoro interrotto nell’ultima parte della stagione con l’uscita dai play off; perchè ha somatizzato il fatto che Inglese sia andato via e tanto altro. Abbiamo discusso in esclusiva con Toscano, il primo tecnico confermato della gestione Pelligra, in un angolo di casa sua che è una cartolina, uno spot delle bellezze della nostra terra. E la giornata è scivolata via con il tecnico in continuo, costante contatto telefonico con il ds Pastore che si trovava al mercato di Rimini per discutere mosse, probabilità di agganciare i giocatori. Una linea rovente che si è interrotta solo a tardissima sera confermando l’intesa tra tecnico e società.
Toscano tocchiamo l’argomento Inglese, innanzitutto. La sua partenza è un brutto colpo.
«Roberto è un calciatore e un uomo che ho rispettato per un anno intero per quello che ha dato a me e al Catania. Anche in questo momento a malincuore devo rispettare la sua scelta. Avevamo prodotto sforzi di ogni tipo considerandolo punto centrale del nuovo progetto. Ho un mio pensiero sulla vicenda e lo tengo per me».
La sua decisione di rimanere al timone del Catania, nonostante le importanti richieste ricevute, nasce dalla voglia di riprovare a vincere o quanto meno non andare via senza una conquista?
«Lasciare un lavoro a metà non mi è mai piaciuto. Le sensazioni che ho provato nell’ultima parte del campionato per quello che si è costruito, per la stima che ho ricevuto da parte di Catania e dei tifosi, del club nonostante non aver raggiunto il massimo degli obbiettivi e arrivare a sognare la finale o una promozione in B, mi hanno fatto decidere di continuare il mio lavoro a Catania. Mi sono trovato benissimo in città, sono stato accolto in modo eccellente, sono stimato. Tutto questo mi inorgoglisce, mi ha fatto decidere di continuare il percorso. Anche i confronti continui con la proprietà che è ambiziosa come me e vuole crescere migliorando in alcuni aspetti della vita del club, della squadra e in generale il sistema mi hanno fatto decidere di rimanere. Riparto da Catania e non da zero: c’è da migliorare, ma qualcosa s’è costruita nel finale di campionato, come identità, spirito, senso di appartenenza e cultura del lavoro».
La società ha modificato l’assetto in alcuni ruoli strategici: quale potrà essere il vantaggio anche per il gruppo squadra?
«Se il club ha deciso di cambiare e migliorare mettendo come obiettivo la crescita in tutti i settori vuol dire che ha un programma, vuole progredire in tutti i propri aspetti e produrre valore in senso generale».
Cosa è mancato l’anno passato? Solo gli infortuni hanno penalizzato il vostro percorso o una squadra rinnovata ha avuto difficoltà a trovare il ritmo nella zona alta della classifica?
«Soprattutto gli infortuni, perché sul campo i risultati li determinano i giocatori: dal ritiro fino a quando non si è riequilibrato tutto il sistema – infortuni, problematiche varie, spirito, unità di intenti – abbiamo dovuto affrontare vari problemi tamponandoli di volta in volta. Però, siamo rimasti in corsa arrivando a fine stagione per giocarci tutto con il quinto posto in classifica, migliorando notevolmente il risultato dell’anno precedente. Mi brucia non essere andato in finale, alla fine è andata in B la squadra che avevamo affrontato alla pari e battuto in casa loro, penalizzati solo dalla posizione in classifica».
In che modo lei, Toscano, ripartirà al timone del Catania? Motivazioni, programmi, metodo di lavoro?
«Intanto con grandi motivazioni. Dipenderà molto dal gruppo che verrà a formarsi. L’idea è dare continuità alla seconda parte dello scorso campionato, migliorando là dove avremmo potuto fare di più e dove crediamo che si debba migliorare. Questa è la cosa più logica da fare. Saranno il materiale umano e quello tecnico, che mi metteranno a disposizione i dirigenti, a determinare gli obiettivi. Abbiamo cambiato qualcosa anche noi sul piano lavorativo per migliorare. Aspettiamo di avere il gruppo al completo per capire che tipo di squadra allenerò».
Il vantaggio di non rivoluzionare il gruppo, inserendo sei o sette pedine quanto potrà servire per darsi maggiore slancio?
«Abbiamo deciso di non stravolgere quanto fatto nella passata stagione. È stato un lavoro, nonostante le difficoltà, svolto da tutte le componenti, grazie alle quali si è costruito qualcosa. Ripartiamo da quello che di buono abbiamo realizzato, ci sono delle situazioni che possono essere migliorate senza ripartire da zero, ma riprendendo un discorso tecnico già avviato».
Il 3-4-2-1 di base sarà modificato o continuerà sulla stessa idea tattica?
«Il finale dello scorso campionato ha detto che possiamo ripartire con una base di natura tattica. Deciderò in funzione al materiale umano e tecnico che avrò da allenare. Per i calciatori che oggi abbiamo a disposizione e per quello che si è visto nella scorsa stagione dobbiamo dare continuità al progetto tattico».
Cosa le ha trasmesso Catania nella stagione passata?
«Catania come tutte le grandi piazze è passionale, ma è anche molto umorale. A me preme essere più equilibrato anche verso i tifosi rossazzurri che ho visto nell’ultimo periodo, quando la squadra ha iniziato a identificarsi con la città, al top del sostegno che c’è comunque sempre stato. Poi nella vita ognuno è libero di manifestare assenso o dissenso. L’ultimo periodo però è stato uno spettacolo, un’intesa perfetta».
Il programma di lavoro a Norcia: al di là dell’aspetto fisico in che modo lo sta programmando e quanto peseranno le amichevoli con difficoltà crescente?
«Le amichevoli hanno molta importanza in questo periodo, faremo le ultime due impegnative per renderci conto del lavoro svolto in preparazione in una fase, quella della preparazione estiva, che è la più importante dell’anno, soprattutto perché giocheremo in un girone difficile».
Salernitana retrocessa, Crotone, lo stesso Cerignola, Monopoli… Che stagione sarà guardando l’alta classifica?
«Sarà un campionato ancora più impegnativo dell’anno scorso con Cosenza e Salernitana che alzano il livello di competitività dopo la retrocessione dalla B. Oggi sembra più difficile della passata stagione: dovremo lavorare tanto e soffrire tanto, la competizione sarà feroce e dobbiamo essere pronti dall’inizio. Un concetto che mi preme veicolare è questo: il desiderio di prevalere ce l’hanno tutti, ma la priorità del Catania sarà prepararsi per vincere».
Dopo la stagione passata alcuni giovani cosa potranno dare di più?
«Chi mi conosce sa che i giovani non li faccio giocare solo per necessità. Sono pari agli altri. Con le stesse responsabilità e considerazione degli altri. Come gli altri devono dimostrare con il lavoro quotidiano tutto il loro valore. Se un giovane ha qualità lo deve certificare in allenamento e in partita a prescindere dalla carta di identità. Non deve esserci il timore di metterli dentro anche nel corso di un campionato ambizioso. Se ne siamo convinti noi, devono esserlo anche loro».
Come procedono questi primi giorni di calciomercato?
«Ho piena fiducia nel lavoro della società. Stiamo portando avanti un progetto in sinergia con Vincenzo Grella, Alessandro Zarbano e Ivano Pastore. Abbiamo le idee chiare e già individuato dove migliorare la squadra per essere competitivi in un campionato difficile. Credo che già durante questa settimana ci saranno novità».