Cassano: «Pm garanti della dignità delle persone»
Pubblico ministero come garante, insieme al giudice, del rispetto dei principi costituzionali di dignità della persona, di presunzione di non colpevolezza, di ragionevole durata delle procedure. Lo mette nero su bianco la Prima presidente della Cassazione Margherita Cassano nel lungo (300 pagine) testo della relazione depositata in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario svoltasi venerdì 24 gennaio a Roma alla presenza del Capo dello Stato.
Parole distanti da quelle del ministro della Giustizia Carlo Nordio, mercoledì in Parlamento, sui Pm che clonano fascicoli, si rendono protagonisti, da superpoliziotti privi di controllo, di indagini «occulte ed eterne», con relativi «disastri finanziari». Intervento tanto pesante da spingere tutti i consiglieri togati del Csm a chiedere una pratica a tutela dell’intero ordine giudiziario.
E ieri Cassano, in chiusura del suo intervento, a commento dei dati positivi sia nel civile sia nel penale, sia quanto a riduzione della durata sia quanto ad abbattimento dell’arretrato, ha ricordato che a esserne restituita «è un’immagine della magistratura diversa da quella oggetto di abituale rappresentazione e posta a base di progetti riformatori». Riforma, quella della separazione delle carriere, che Nordio, intervenuto dopo Cassano, ha invece difeso come allineata con il Codice di procedura penale, senza che possa essere incrinata la «solida» indipendenza della pubblica accusa.
Sicurezza del lavoro
Cassano è poi stata tutt’altro che reticente su una serie di temi caldi del confronto tra politica e giustizia. La sicurezza del lavoro innanzitutto, dove i dati sono drammatici: nei primi 11 mesi del 2024 gli infortuni mortali sono stati mille (+32 rispetto allo stesso periodo del 2023), mentre le denunce di infortunio sul lavoro sono state 543.039 (+0,1% rispetto allo stesso periodo del 2023). In aumento del 21,7% rispetto al periodo precedente le patologie di origine professionale denunciate, 81.671.
Ma l’attività preventiva, unico argine reale, è frenata, ha avvertito la Prima presidente, da una serie di misure introdotte da pochi mesi dal Governo, con il decreto legislativo 103 di luglio. In primo luogo gli obblighi di preventiva comunicazione al datore di lavoro dell’ispezione programmata con evidente depotenziamento dell’effetto a sorpresa; poi la mancata previsione di sanzioni amministrative conseguenti all’inosservanza della diffida alla regolarizzazione nei casi di accertata violazione. Di più, la patente a crediti nei cantieri viene concessa automaticamente a tutte le imprese che inviano all’Ispettorato nazionale del lavoro un atto notorio sull’esistenza dei requisiti, «di talché il rilascio non consegue ad alcuna verifica effettiva della qualificazione dell’impresa stessa e di quanto dalla medesima dichiarato». Il taglio dei crediti in caso di incidenti nel cantiere potrà avvenire solo dopo l’irrevocabilità di una sentenza di condanna nei confronti del datore di lavoro e, quindi, dopo vari anni dal fatto lesivo, e senza alcuna effettiva valenza preventiva.
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