Umbria

Caso Shalabayeva, il pg di Firenze chiede l’assoluzione per i superpoliziotti Cortese e Improta


La Procura generale di Firenze ha chiesto l’assoluzione, «perché il fatto non sussiste», per i cinque funzionari di polizia imputati di sequestro di persona nell’ambito del processo d’appello bis sul rimpatrio di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, avvenuto nel 2013. Lo ha richiesto il sostituto procuratore generale Luigi Bocciolini nel corso dell’udienza che ha aperto oggi il nuovo grado di giudizio, dopo l’annullamento da parte della Cassazione delle assoluzioni pronunciate dalla Corte d’appello di Perugia.

Imputati Gli imputati sono gli ex dirigenti della squadra mobile e dell’ufficio immigrazione della questura di Roma Renato Cortese e Maurizio Improta, e gli ex funzionari di polizia Luca Armeni, Francesco Stampacchia e Vincenzo Tramma. Non figurano invece tra gli imputati, essendo stati assolti in via definitiva, l’ex giudice di pace Stefania Lavore e il funzionario Vincenzo Leoni: per loro la Procura generale di Perugia non aveva presentato ricorso in Cassazione. In aula oggi era presente anche Alma Shalabayeva, che non ha rilasciato dichiarazioni.

IL GIORNO DELL’ASSOLUZIONE DI PERUGIA

Vicenda I fatti risalgono alla notte tra il 28 e il 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov, e la figlia di 6 anni vennero prelevate dalla loro abitazione a Casalpalocco, a Roma, durante un’operazione di polizia che cercava proprio Ablyazov. Alla donna fu contestato il possesso di un passaporto falso e due giorni dopo venne firmato il decreto di espulsione: madre e figlia furono imbarcate su un volo privato diretto in Kazakistan. Qualche mese più tardi le due rientrarono in Italia e, nell’aprile 2014, a Shalabayeva e alla figlia fu riconosciuto lo status di rifugiate politiche.

Processo Nel primo grado di giudizio celebrato a Perugia, i cinque imputati erano stati condannati per sequestro di persona a pene comprese tra i quattro e i cinque anni di reclusione. In appello, però, erano stati assolti. Quella decisione è stata successivamente annullata dalla Cassazione, che ha disposto il nuovo processo davanti alla Corte d’appello di Firenze. Nel corso dell’udienza odierna il presidente del collegio, Giampiero Borraccia, ha respinto la richiesta dei difensori di rinnovare l’istruttoria dibattimentale per ascoltare un testimone, definendo la richiesta «tardiva» e ricordando che la prova era già stata acquisita in primo grado.

Requisitoria Secondo quanto sostenuto dal sostituto procuratore generale Bocciolini, l’espulsione di Alma Shalabayeva fu eseguita nel rispetto della legge: «La donna – ha affermato – non fornì mai un passaporto valido né dichiarò la sua reale identità ai funzionari di polizia». Le prossime udienze sono fissate per il 27 ottobre, il 3 e il 10 novembre, con la sentenza attesa il 20 novembre.

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