Sicilia

Caso Ramy, nel processo all’amico carabinieri ‘parti civili’

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Inizia a Milano abbreviato per resistenza. Le istanze in udienza

Di Redazione |

MILANO, 24 GIU – Sono indicati come ‘persone offese’
e, da quanto si è saputo, potrebbero chiedere di costituirsi
come parti civili, nel processo per resistenza a pubblico
ufficiale, i carabinieri che, a bordo di tre macchine di
servizio diverse, inseguirono il 24 novembre scorso lo scooter
guidato da Fares Bouzidi, amico di Ramy Elgaml, il 19enne
egiziano che era in sella e morì cadendo nello schianto al
termine dell’inseguimento.
Il 26 giugno, infatti, davanti al gup di Milano Fabrizio
Filice, inizierà il processo abbreviato a carico di Bouzidi, che
per l’accusa di resistenza era finito agli arresti domiciliari,
poi sostituiti con l’obbligo di firma. Per quell’imputazione
sono parti offese i sei militari delle tre pattuglie che quella
notte parteciparono all’inseguimento di otto chilometri e, da
quanto si è saputo, nell’udienza tra due giorni dovrebbero
essere formalizzate dai loro legali le istanze di costituzione
di parte civile. Alcune sono ancora in fase di valutazione da
parte dei legali.
Intanto, la Procura di Milano, coi pm Giancarla Serafini e
Marco Cirigliano, nei prossimi giorni dovrebbe anche definire le
indagini nel filone sull’accusa di omicidio stradale, dopo che
il consulente degli stessi pm, l’ingegnere Domenico Romaniello,
in 164 pagine ha valutato, in sostanza, come corretto il
comportamento del carabiniere alla guida dell’ultima macchina
inseguitrice e ha attribuito tutta la responsabilità
dell’incidente al 22enne amico di Ramy.
Da definire anche la tranche di inchiesta che vede gli altri
carabinieri indagati per depistaggio e frode processuale e
favoreggiamento, perché due, in particolare, avrebbero intimato
di cancellare un video che un testimone aveva realizzato col
telefono.

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