Caso Occhiuto: la Procura rinuncia Riesame sui cellulari di Ferraro
La Procura per il manager Ferraro indagato con Occhiuto rinuncia al ricorso. I magistrati si erano rivolti alla Cassazione per avere i telefonini dopo il doppio stop del Riesame. Per il governatore ci sarebbe una proroga delle indagini.
CATANZARO – La Procura di Catanzaro rinuncia al ricorso per Cassazione contro il provvedimento di dissequestro dei dispositivi telefonici in uso al manager Ernesto Ferraro. Ricordiamo che quest’ultimo, già amministratore di Ferrovie della Calabria, è indagato per il reato di corruzione, in concorso col presidente della Regione, Roberto Occhiuto, al suo ex socio Paolo Posteraro, e ad altre due persone.
Il sequestro degli apparecchi, eseguito dalla Guardia di Finanza su delega della Procura, risale al mese di giugno scorso, ma all’epoca Ferraro, per il tramite del proprio avvocato Gianluca Serravalle, aveva presentato istanza di dissequestro al Tribunale del Riesame. I giudici, all’esito dell’udienza del 1 luglio, avevano accolto la richiesta della difesa e annullato il decreto, ritenendolo «deficitario in ordine alla compiuta descrizione del presupposto del “fumus” del connesso reato». In altre parole, nel provvedimento mancavano gli «elementi costitutivi del reato e dunque i fatti specifici integranti la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio».
LA VIOLAZIONE DEL DIVIETO DI “BIS IN IDEM” CAUTELARE
Non solo: veniva contestata anche la finalità del sequestro probatorio dei telefonini, ovvero «la ricerca di informazioni rilevanti ai fini della compiuta ricostruzione dei fatti oggetto di indagine», in quanto il provvedimento non sarebbe basato sulla necessità di individuare prove connesse al reato, bensì a cercare la stessa “notitia criminis”. Pertanto, la Procura, nei giorni successivi, adottava un secondo decreto di sequestro, nel quale specificava il presupposto del “fumus” e le relative esigenze probatorie, anche quest’ultimo impugnato dal legale dell’indagato.
All’esito dell’udienza del 30 luglio, il Riesame accoglieva anche la seconda istanza della difesa, annullando il decreto di sequestro e ordinando la restituzione dei cellulari a Ferraro. Per i giudici, infatti, i due decreti erano «perfettamente sovrapponibili», in quanto relativi alla stessa persona e agli stessi beni; inoltre, risultava violato il divieto del “bis in idem” cautelare, ovvero l’impossibilità, da parte dello stesso Ufficio del pubblico ministero, di intraprendere più azioni cautelari nei confronti della stessa persona per lo stesso fatto. È probabilmente sulla scorta di queste pronunce che poggia la volontà di rinunciare al ricorso alla Suprema Corte da parte della Procura di Catanzaro. I dispositivi telefonici resteranno, pertanto, nella piena disponibilità dell’indagato.
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L’INCHIESTA SU OCCHIUTO E COINDAGATI VA AVANTI
Intanto l’inchiesta dei magistrati, coordinati dal procuratore capo Salvatore Curcio, va avanti: la Procura, secondo indiscrezioni, avrebbe già richiesto una proroga delle indagini nei confronti di Occhiuto – il quale, come si ricorderà, si era dimesso proprio all’indomani della notizia dell’inchiesta, per poi ricandidarsi e venire rieletto a ottobre scorso –, proroga che segue a quella già richiesta a fine maggio e scaduta. I tempi potrebbero allungarsi anche per gli altri coindagati, iscritti al registro in una data successiva rispetto al governatore. Una circostanza che lascerebbe supporre come la Procura del capoluogo sia intenzionata ad andare fino in fondo, allontanando, almeno per ora, l’ipotesi di un’archiviazione del caso.
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