Sicilia

Caso Almasri, perché il Tribunale dei ministri accusa Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano

Sul caso del generale libico scarcerato e rimpatriato con un volo dei Servizi ora dovrà pronunciarsi la Camera dei deputati

Si apre una nuova fase sull’affaire Almasri, con una resa dei conti tra le forze politiche in Parlamento. Il Tribunale dei ministri ha inviato alla Camera la richiesta di autorizzazione a procedere per il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro Matteo Piantedosi e il guardasigilli Carlo Nordio. Sul caso del generale libico scarcerato e rimpatriato con un volo dei Servizi ora dovrà pronunciarsi la Camera dei deputati con un voto, entro i prossimi sessanta giorni, che deciderà se avviare o meno un processo penale nei confronti dei vertici di governo indagati, ad eccezione della premier Meloni, per la quale i giudici del tribunale ministeriale hanno già disposto l’archiviazione.

Sulle accuse mosse alle autorità di governo ci sono dei distinguo: se per tutte e tre si ipotizza il favoreggiamento per la mancata consegna alla Corte penale internazionale del presunto torturatore libico, su Piantedosi e Mantovano pende anche il reato di peculato per l’utilizzo del Falcon 900, l’aereo di Stato usato dal governo per il rimpatrio di Almasri. Il titolare di via Arenula è invece accusato di omissione di atti di ufficio in quanto – secondo le indagini – non chiese tempestivamente la custodia cautelare del generale presunto torturatore, come richiesto dalla Corte penale internazionale. Su quest’ultima posizione si erano particolarmente concentrati gli inquirenti in questi mesi, tanto da chiedere di ascoltarlo.La giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ha ora un mese circa per visionare gli atti (ma potrebbe anche prendere più tempo) ed infine inviarli all’Aula, che si esprimerà poi dopo trenta giorni, anche se sembra scontato il no all’autorizzazione a procedere.

Ma la questione potrebbe non esaurirsi qui: non si può escludere che, una volta esauriti i necessari passaggi con il Tribunale dei ministri, la Procura di Roma possa indipendentemente valutare il ruolo svolto da altri soggetti nella vicenda, per i quali si seguirebbe il percorso della giustizia ordinaria. Secondo alcune testimonianze già rese ai giudici del Tribunale dei ministri, il capo di gabinetto di via Arenula, Giusi Bartolozzi, avrebbe svolto un ruolo importante nello scambio di comunicazioni sulla faccenda del generale e sulla gestione della sua liberazione.

Ad assumere di fronte ai magistrati una dura posizione nei suoi confronti sarebbe stato già diversi mesi fa il numero uno del Dipartimento per gli Affari di Giustizia (Dag) di allora, Giovanni Birritteri. L’ex funzionario fornì una propria versione prendendo di fatto le distanze dalla vicenda e, a quanto emerse da alcuni testi, i tecnici del ministero avrebbero suggerito una bozza per formulare un nuovo mandato di cattura per Almasri, affinché potesse essere consegnato ai giudici dell’Aja. Anche Bartolozzi fornì la sua versione al Tribunale, documentandola con una mail del 19 gennaio scorso, la quale certificherebbe che Birritteri l’avrebbe informata soltanto in merito all’arresto del generale libico, ma gli atti sul mandato di cattura della Corte penale internazionale non erano ancora giunti: dunque nessun tentativo di ritardare le procedure per far venir meno il fermo.

Preso atto delle versioni dei tecnici, a fine maggio i giudici avevano chiesto di ascoltare anche il ministro Nordio. Poco dopo, l’avvocato Giulia Bongiorno – che segue il caso e assiste tutti gli esponenti del governo – chiese per iscritto al Tribunale dei ministri di ascoltare il sottosegretario Alfredo Mantovano. Ciò perché il sottosegretario aveva seguito ogni fase della vicenda e poteva, nella valutazione della legale, garantire un’informazione completa. La risposta dei giudici fu che non erano interessati ad ascoltare la versione di Mantovano bensì quella di Nordio e che ritenevano le due posizioni «non fungibili». Il Guardasigilli non ha mai deposto e nel frattempo l’avvocato Bongiorno ha chiesto e ottenuto di visionare la grosse mole di atti contenuti nell’inchiesta, consapevole che il prossimo step sarà quello determinante.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA




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