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Caso Almasri, il Tribunale dei ministri archivia Meloni: “Ma chiederanno il processo per Nordio, Piantedosi e Mantovano”. La premier: “Assurdo”

Il Tribunale dei ministri di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per favoreggiamento e peculato aperta nei confronti di Giorgia Meloni per la scarcerazione del generale libico OSama Almasri. Ad annunciarlo è la stessa premier con un post sui social: “Oggi mi è stato notificato il provvedimento dal Tribunale dei ministri per il caso Almasri: dopo oltre sei mesi dal suo avvio, rispetto ai tre mesi previsti dalla legge, e dopo ingiustificabili fughe di notizie”, esordisce. “I giudici”, aggiunnge, “hanno archiviato la mia sola posizione, mentre dal decreto desumo che verrà chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Piantedosi e Nordio e del sottosegretario Mantovano“, gli altri tre indagati dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti. “Nel decreto”, prosegue Meloni, “si sostiene che io “non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta”: e in tal modo non avrei rafforzato “il programma criminoso”. Si sostiene pertanto che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda“, accusa.

La presidente del Consiglio poi lancia una frecciata al leader M5s Giuseppe Conte, che si dissociò dalle scelte per cui Matteo Salvini è finito a processo nel caso Open Arms: “A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro. Nel merito ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani. L’ho detto pubblicamente subito dopo aver avuto notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati, e lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere”, conclude.


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