Caso affidi, l’interrogatorio di Santini in un luogo segreto. Cosa rischiano gli altri indagati
PESARO Come chi assicura gli ormeggi e mette in sicurezza le attrezzature quando sulla costa il vento gira e soffia da Levante, così gli indagati del caso affidi «in buona fede» possono sperare di passare indenni la burrasca annunciata dall’interrogatorio di Massimiliano Santini.
Chiarezza sui fatti
Parola di Gioacchino Genchi, l’avvocato esperto di informatica che ha assunto la difesa dell’ex braccio destro per gli eventi di Matteo Ricci, finito al centro del sistema corruttivo ipotizzato dalla procura della Repubblica nelle erogazioni dirette del Comune di Pesaro alle associazioni culturali Opera Maestra e Stella Polare.
Il legale, che nelle vesti di poliziotto e consulente di pm e giudici ha maturato un’esperienza consolidata sugli intrecci tra mafia, massoneria deviata e apparati dello Stato (corruzione compresa), è stato esplicito nelle dichiarazioni rilasciate ieri al Corriere Adriatico: «La chiarezza sui fatti che Santini intende portare nell’inchiesta tornerà a vantaggio di tutti gli indagati che sono in buona fede». Con spazi per gli avvocati degli altri 23 indagati, salvo per chi volesse scaricare le proprie responsabilità su altri.
I vantaggi processuali
L’avvocato ha specificato che il cambio di strategia di Santini (rispetto all’attesa della chiusura delle indagini per verificare le carte della procura) non risponde ad alcuna finalità politica bensì ai vantaggi processuali che l’indagato può ricavare in caso di condanna (attenuanti, sconto di pena, alternative al carcere).
La ricostruzione dei fatti che l’avvocato Genchi intende favorire mira a riconoscere che l’ex consigliere comunale, assunto per le sue intraprendenza e brillantezza nello staff di Ricci all’epoca del secondo mandato di sindaco, «non può essere il capro espiatorio di questa vicenda».
La sollecitazione alla pm
Nella settimana appena trascorsa la procura non ha dato seguito alla richiesta di Santini di essere sottoposto a interrogatorio, inoltrata lunedì scorso, con la rinuncia sia a ogni termine a difesa, sia alla sospensione feriale che avrebbe differito il faccia a faccia con la pm a settembre.
L’avvocato Genchi, pur nutrendo il massimo rispetto per il lavoro svolto dai giornalisti su questa inchiesta, ieri sera (alle 19,55) ha comunicato di ritenere «fondamentale che l’interrogatorio si svolga nel massimo riserbo, anche in relazione a fatti e circostanze per i quali Santini non è ancora formalmente indagato. Per questo motivo nel sollecitare l’atto», Genchi chiede «di non ricevere alcuna comunicazione preventiva circa il luogo in cui lo stesso sarà svolto».
Il meccanismo degli affidamenti
Massimiliano Santini spiegherà dall’interno il meccanismo degli affidamenti diretti alle associazioni presiedute da Stefano Esposto e delle triangolazioni nei pagamenti per l’esecuzione dei più svariati eventi e opere. Risponderà sui fatti contestati e ne racconterà appunto altri, che coinvolgono pubblici ufficiali e privati. Sulla falsariga delle accuse già mosse, le novità probabilmente daranno origine ad altre imputazioni.
In base alla memoria inviata alla procura, non è dato di sapere se Santini parlerà anche delle cene elettorali su cui la Finanza ha aperto un accertamento per la campagna elettorale delle europee di Matteo Ricci. Non si sa neanche cosa dirà Santini del suo rapporto con l’ex sindaco riguardo alle utilità economiche (106mila euro) che l’ex addetto agli eventi secondo la procura ha ricevuto da Opera Maestra (nello schema dell’accusa, ancora da provare, Esposto avrebbe il ruolo del corruttore).
La ricerca delle prove
Questo è il passaggio chiave dell’inchiesta in quanto, affinché si configuri la corruzione, sono necessarie la volontà di compiere atti contrari ai doveri d’ufficio e la consapevolezza dell’utilità indebita. È noto che all’ex sindaco (che si dichiara del tutto estraneo alle accuse) viene contestato il vantaggio del maggiore consenso (in sé l’obiettivo di ogni politico) conseguito con iniziative di grande richiamo organizzate con modalità illegittime.
Il pubblico ufficiale risponde del concorso nel reato anche per l’utilità illegittima percepita da altri. Ma deve essere dimostrato che ne fosse a conoscenza (è l’accordo tra gli indagati ipotizzato dalla procura).
Questo è il passaggio chiave anche per tutti gli altri 13 dirigenti, funzionari del Comune e l’ex capo di gabinetto coinvolti per l’ipotesi di corruzione senza aver ricevuto utilità dirette, neanche sotto forma di promessa. Chi sapeva, dunque, che Santini ricavasse dei vantaggi economici dagli affidamenti alle associazioni culturali di Esposto? Già si alza il vento da Levante.