Caselli: “Riina mi diede del comunista. No-Tav come Berlusconi, pretendevano l’immunità”
“Il primo a darmi del comunista fu Totò Riina, nell’aula bunker di Reggio Calabria, durante il processo per l’omicidio Scopelliti. Ripreso dalle tv di mezzo mondo, il boss rivolgendosi al presidente del Consiglio (Berlusconi, ndr) lo ammonì perché si guardasse da tre “comunisti” che manipolavano i pentiti”. E’ uno dei passaggi della lunga intervista all’ex procuratore Gian Carlo Caselli, pubblicata oggi dalla Stampa.
Caselli racconta anche di essere stato additato come mafioso e fascista: “Fu quando tornai a Torino e dovetti occuparmi delle violenze di alcune frange NoTav. Pretendevano l’immunità, neanche fossero dei Berlusconi. Fuor di scherzo, tutta la storia significa una cosa precisa, ovvero che in Italia è sempre di moda appioppare un’etichetta fasulla al magistrato che ti dà fastidio solo perché fa il suo dovere, cercando così di delegittimarlo”.
A ferirlo di più “la legge contra personam varata dal parlamento durante il governo Berlusconi per espropriarmi di un diritto: quello di concorrere alla pari con altri colleghi alla carica di procuratore nazionale antimafia per di più dichiarando pubblicamente che dovevo pagare per il processo Andreotti, facendo finta di non sapere che la Cassazione aveva stabilito che fino al 1980 Andreotti aveva commesso il reato di associazione a delinquere con Cosa nostra, ancorché prescritto”.
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