Case e ospedali di comunità quasi fermi: così la Corte dei conti fotografa lo stallo
Case e ospedali di comunità, progetti-chiave della Missione 6 Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a meno di un anno dalla scadenza naturale del Pnrr procedono al ralenti. Sia sotto il profilo delle risorse spese sia a guardare le strutture effettivamente collaudate. E che dovrebbero rappresentare la spina dorsale della riorganizzazione delle cure sul territorio.
Lo certifica la Corte dei conti nell’analisi relativa al primo semestre 2025 degli interventi Pnrr e Pnc (Piano nazionale complementare), esaminati a campione dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato.
Il quadro complessivo
Nel complesso, rilevano i magistrati contabili, l’attuazione ai primi sei mesi dell’anno risulta “sostanzialmente in linea con gli obiettivi europei, pur in presenza di alcune criticità legate soprattutto a ritardi nelle opere più complesse, come infrastrutture penitenziarie, sicurezza sismica dei luoghi di culto e potenziamento delle linee ferroviarie regionali”. Mentre ulteriori elementi di difficoltà permangono nella rendicontazione (con dati disomogenei e richieste di pagamento frammentate), nelle carenze di personale nei settori chiave, nell’insufficiente monitoraggio finanziario e nella scarsa tempestività di aggiornamento delle piattaforme digitali, in particolare ReGiS, strumento centrale per il controllo dei fondi.
La Corte teme la tenuta del sistema dal 2026, quando il Pnrr sarà concluso e sorgerà il problema, specie per gli Enti locali, della sostenibilità degli interventi.
Case di comunità “lumaca”
Ad avvicinare la lente sulla Missione 6 Salute, che pure non è citata tra le aree critiche, il quadro appare complesso. Con il paradosso che alla data del 20 giugno scorso risultavano avviati lavori per 1.168 Case di comunità, quindi in misura superiore (113%) rispetto al target ridefinito dal Governo in un minimo di 1.038 Cdc, ma solo 58 strutture erano già collaudate. Dati che hanno portato la Sezione della Corte, “anche a seguito di un fattivo e collaborativo confronto con il ministero”, a “prendere atto che la misura è tuttora in corso di esecuzione”.
Parole “piane”, quelle della Corte. Che però registra un’analoga penuria dal punto di vista finanziario: alla data dell’11 giugno erano stati trasferiti ai soggetti attuatori, a titolo di anticipazione e di rimborso, oltre 405 milioni di euro rispetto alla dotazione complessiva Pnrr pari a 2 miliardi. Questo a fronte di una spesa sostenuta di oltre 409 mln, pari ad appena il 20,45% del budget complessivo dell’intervento.
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