Trentino Alto Adige/Suedtirol

Case di riposo, si arriva a 77 euro al giorno – Cronaca



BOLZANO. «Non voglio dire che gli aumenti dei prezzi non siano giustificati, ma non si può nemmeno pesare sulle tasche dei cittadini. Soprattutto non può esistere una disparità così grande tra struttura e struttura. Per alcune case di riposo si parla di 13 euro di differenza al giorno. Quasi quattrocento euro al mese. Bisogna rivedere i costi», le parole dell’assessore Juri Andriollo confermano che l’amarezza per l’aumento delle rette nelle strutture per anziani non comunali non si è attenuata, anzi.

La discussione era nata con la decisione della Provincia di alzare il tetto massimo giornaliero a 77 euro. Due case di riposo avevano già annunciato che avrebbero adottato questa cifra già a partire dal 2025. Con le delibere approvate in municipio durante l’ultima seduta del 2024, è arrivata la conferma. Se per le residenze per anziani gestite da Assb i prezzi giornalieri sono aumentati a 64,91 euro per la stanza singola e 61,66 per la doppia – una crescita del 1.5% «in linea con l’inflazione», così Andriollo – per le case di riposo gestite da terzi e situate a Bolzano si va da un minimo di 69 euro al giorno per la stanza singola, a un massimo di 77 euro. Per le doppie il prezzo varia da 65,55 euro a 73, 15.

Prezzi più bassi a Lana, dove stanza singola costa 64,65 euro e una doppia 61,42 euro, a Sankt Josef Tesimo stanza singola 60,65 euro e stanza doppia a 57,62 euro, e nel Centro di degenza “Firmian”, con una tariffa unica di 53 euro al giorno. Per l’anno 2026 è già stato annunciato che gli aumenti potrebbero salire fino a 80 euro. Gli ospiti vengono assegnati alle strutture in base alla necessità e alla disponibilità di posti.

«Quindi le famiglie possono pagare il minimo come il massimo del costo giornaliero in base al posto che viene loro assegnato», sottolinea Andriollo. È necessario ricordare che le tariffe vengono calcolate in base al reddito e al patrimonio della persona che entra in struttura, del coniuge e dei figli. Per chi non ce la fa, deve provvedere il Comune. «Quindi soldi dell’amministrazione pubblica – sottolinea l’assessore – Il discorso è questo: a parità di servizio non ci possono essere differenze così alte di prezzo, ci vuole uniformità di trattamento per tutte le strutture. Soprattutto, in un momento in cui il bilancio provinciale sembrerebbe essere ottimo, a maggior ragione bisogna mettere al primo posto il benessere dei cittadini». Per discutere della tematica, è già stato fissato un incontro con l’assessora provinciale al sociale Rosmarie Pamer. M.A.




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