Società

Caroline Darian: «La pornografia online alimenta la misoginia, la normalizza, la giustifica. Mia madre Gisèle Pelicot non sarebbe stata stuprata se non fossero esistiti quei siti»

«Se non fossero esistiti i siti pornografici, mia madre non sarebbe stata stuprata più di duecento volte. Non c’è dubbio». Caroline Darian prende la parola davanti al pubblico del Hay Festival in Galles, e la storia che racconta è quella di sua madre, Gisèle Pelicot, divenuta simbolo di coraggio, lo scorso anno, per aver scelto di rinunciare all’anonimato durante il processo che ha condannato il suo ex marito (e padre di Caroline) Dominique Pelicot. L’uomo, ritenuto colpevole di aver drogato la moglie e averla «offerta», quando priva di sensi, a decine di uomini per quasi dieci anni, è stato condannato a vent’anni di carcere.

Al centro dell’intervento di Caroline Darian c’è una convinzione precisa: la pornografia online non è innocua. Anzi, per lei rappresenta un ingranaggio fondamentale in quella «macchina culturale» che rende possibile la violenza sulle donne. Rispondendo a un uomo del pubblico che chiedeva in che modo i maschi possano contribuire a interrompere il ciclo degli abusi, Darian ha detto: «Dovete parlarne tra voi. È lì che tutto inizia. La pornografia fa parte del sistema: alimenta la misoginia, la normalizza, la giustifica».

Accanto a lei, la moderatrice dell’evento, l’attrice e attivista Jameela Jamil, ha rincarato la dose: «Ci sono così tanti uomini nella mia vita che non conoscono i dettagli di questo caso, mentre le donne sì. Questo è un segnale evidente. Dobbiamo chiedere agli uomini di controllare i loro amici, di intervenire quando sentono commenti sessisti o atteggiamenti violenti».

Caroline non porta più il cognome del padre. Ha scelto di firmarsi «Darian», un nome composto unendo quelli dei suoi due fratelli, Florian e David. Un gesto di amore e riconoscenza verso chi l’ha sostenuta nella decisione di raccontare questa storia. Una storia che, però, ha anche lacerato il legame con la madre.

Nel libro che ha appena pubblicato, I’ll Never Call Him Dad Again, scrive chiaramente che con la mamma il rapporto si è interrotto: «Siamo arrivate a un punto di non ritorno», racconta. Il motivo: la madre non le ha creduto quando, da adolescente, Caroline le ha rivelato di essere stata stuprata anche lei dal padre.

«Penso che sia stato un modo per proteggersi», ha detto dal palco. «Accettare che tua figlia sia stata abusata è devastante. E credo che mia madre non sia in grado di riconoscerlo, perché se lo facesse, non so se riuscirebbe a sopravvivere a quel dolore».

Uno dei momenti più difficili, ha raccontato, è stato spiegare tutto a suo figlio, che aveva solo sei anni quando ha scoperto la verità sul nonno. «Lo adorava. Avevano un bel legame. È stato uno shock. Ma io sentivo di dovergli dire la verità». Da allora il bambino è seguito da uno psichiatra, e Caroline sta cercando di crescerlo con una profonda consapevolezza del consenso: «È una questione di dialogo aperto, continuo. Di educazione. Crescere un maschio oggi significa anche questo».

Nonostante la frattura con la madre, Caroline prova una grande ammirazione per lei: «Quello che ha fatto è stato immenso. Ha trovato il coraggio di raccontare. E io le sarò sempre grata per questo», ha detto. Ma riconosce anche che ogni membro della famiglia ha elaborato la tragedia in modo diverso: «Ognuno ha reagito a modo suo. Le azioni di mio padre hanno devastato tutto. Ma io posso solo cercare di trasformare questa storia in qualcosa che abbia un senso, anche per mio figlio».


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »