Carni di ungulati abbattuti in beneficenza, prosegue collaborazione tra Regione e Banco Alimentare
La Regione rimborsa con 80 mila euro (metà per la stagione venatoria 2025/206 e l’altra metà per quella 2026/2027) li centri di lavorazione della selvaggina coinvolti nel trattamento della carcasse di ungulati abbattuti nell’ambito dei piani di controllo e destinati alla beneficenza. Per lo più si tratta di cinghiali. L’iniziativa si ripete da anni e vede la distribuzione di queste carni, attraverso la collaborazione del Banco alimentare della Toscana, a fasce di popolazione in difficoltà e socialmente più vulnerabili.
Tutti i capi naturalmente, prima della distribuzione e prima che arrivino a casa, saranno ispezionati dai veterinari delle Asl, chiamati a condurre un’azione diretta di prevenzione e rilevamento precoce di eventuali malattie che possono colpire la fauna selvatica, a partire dalla pesta suina africana presente in alcuni focolai in Italia. I controlli sono a tutela della salute delle persone, ma consentono anche un monitoraggio della diffusione del virus nelle colonie di animali.
“Si tratta – spiega l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – di un vero e proprio monitoraggio della salute della selvaggina e una garanzia per la sicurezza alimentare. Rispondiamo così a obiettivi sociali e a finalità di carattere igienico sanitario grazie ad un grande lavoro di squadra tra i professionisti delle Asl, gli ambiti territoriali di caccia e il Banco Alimentare”.
“Sono contenta che prosegua un progetto che ha preso avvio quando, nella precedente legislatura, mi occupavo di sanità e welfare” commenta la vice presidente ed assessora alla caccia, Stefania Saccardi “E’ tanta – ricorda – la carne proveniente da ungulati selvatici abbattuti nell’ambito di piani di controllo della Regione, così abbiamo ritenuto necessario incentivare la beneficenza : un modo per rispondere ai bisogni delle fasce di popolazione più vulnerabili e in condizione di svantaggio o marginalità”.
Di fatto la Toscana, attraverso più misure e politiche, ha trasformato il problema degli ungulati da criticità in risorsa: i capi abbattuti in prelievo venatorio e in controllo faunistico sono infatti diventati un’opportunità per la creazione della filiera maggiormente sviluppata in italia. Nel 2024 oltre 15 mila capi sono entrati a farvi parte: una parte di essa con finalità di beneficenza alimentare.
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