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Carlo Cracco ammette d’aver esagerato a fare il cattivo in tv

Dinner Club, Hell’s Kitchen e anche e soprattutto MasterChef: Carlo Cracco sa bene cosa si prova sotto la luce dei riflettori. E a quanto pare sa anche bene come comportarsi.

Carlo Cracco ammette d’aver esagerato a fare il cattivo in tv

È ormai difficile, e forse a tratti addirittura impossibile, parlare di Carlo Cracco e non immaginarlo nell’inquadratura del piccolo schermo. Dinner Club, Hell’s Kitchen, anche e soprattutto MasterChef. Ma dov’è che finisce la severità e dov’è che inizia la recita?

Di recente il nostro si è raccontato da Passa dal BSMT, celeberrimo podcast di Gianluca Gazzoli. Tanti, ma tutti affini, gli argomenti di conversazione; naturalmente legati tra loro dal filo comune del lavoro ai fornelli. Che spesso e volentieri, dicevamo, è stato svolto tra telecamere, microfoni e riflettori.

“Faccio il maleducato”

carlo cracco dinner club

Cracco, lo ricorderete bene, era titolarissimo nel tridente d’attacco originale: lui, Joe Bastianich e l’ultimo sopravvissuto, Bruno Barbieri. Originale, per l’appunto: il debutto di MasterChef nello Stivale è inevitabilmente rimasto legato alle loro espressioni, alle loro bocciature, alla loro – passateci il termine – cattiveria. Ma com’è che il nostro protagonista si è trovato a indossare le vesti del giudice?

La macchina del tempo ci porta al 2011, anno del provino. “Mi misero davanti una ragazza, che era una segretaria, con un cannolo siciliano e mi dissero: prova a giudicare”, racconta il cuoco. “E io ho pensato: se faccio quello gentile forse mi prendono, per cui faccio l’opposto, faccio il maleducato. Comincio a essere duro, ci sono andato giù pesante”. L’avrete intuito: ha funzionato. “Ho alzato gli occhi e ho visto la gente esultare”. Igles Corelli, abbiamo scoperto molto più di recente, non approva.

Non divaghiamo. L’esperienza nella MasterClass termina nel 2017: “È stata un’ottima scelta”, ha spiegato. “Sono tornato a quello che mi piace di più”. Scorrendo il curriculum è tempo di Hell’s Kitchen: più soddisfacente, secondo Cracco, ma comunque teatrale. “Era completamente finto. Delle volte ridevo della mia cattiveria”.

Vale la pena sottolinare che lo stesso Cracco ha voluto specificare come per la cattiveria, in una cucina vera, non ci sia posto: “Si può essere severi al massimo, ci può essere durante della tensione durante il servizio”. L’ultima tappa è con Dinner Club, com’è noto. Ma qui la cucina c’entra poco, per sua stessa ammissione: “Non è un programma di cucina, ma intrattenimento”. Peccato che, per ora, le recensioni siano piuttosto tiepide. Che la cattiveria fosse il sale del successo?


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