Carceri, la relazione del Garante: “Affollamento al limite, impossibie gestire pazienti psichiatrici, poche pene alternative”
Il Garante dei detenuti l’avvocato Giuseppe Caforio ha presentato in III Commissione, presieduta da Luca Simonetti, la ‘Relazione del garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale sull’attività svolta nel 2024 e sui risultati ottenuti’.
Negli ultimi mesi dalla Toscana il trasferimento di detenuti ha avuto un’impennata: Terni, che dovrebbe avere una capienza di 420 detenuti, ha superato i 600 con un incremento del 30%. Il problema più grande nelle carceri è legato agli psichiatrici: sempre a Terni su 600 detenuti ce ne sono almeno 150. E per un detenuto psichiatrico serve impiegare molto più personale: il dato della carenza di organico e del sovraffollamento diventa macroscopico quando c’è carenza di istituti psichiatrici.
“Occorre intervenire soprattutto nell’area socio sanitaria: la presenza di psichiatri e psicologi è carente. Un detenuto psichiatrico in questa situazione viene visto 3-4 volte l’anno da uno specialista: una situazione in cui non si può impostare alcuna terapia. Molti detenuti hanno una certificazione medica di incompatibilità con il sistema carcerario, ma non ci sono strutture e quindi vengono ‘buttati’ in carcere. Con situazioni gravi come l’isolamento nel carcere di Capanne, che a volte viene usato come manicomio carcerario. I direttori sono disarmati perché queste persone dovrebbero stare in un ospedale psichiatrico o in una Rems, che però non ci sono. C’è una situazione drammatica dove la civiltà tocca il fondo.
.Nella relazione, terminata a fine marzo 2025 come richiesto dalla legge regionale, si legge che la popolazione penitenziaria umbra è aumentata sensibilmente, tanto da raggiungere nel marzo 2025 le 1593 unità, di cui 60 donne e 645 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 1324 posti detentivi. In tutti e quattro gli istituti penitenziari umbri c’è una condizione di evidente sovraffollamento. Dei 1593 detenuti presenti nei quattro istituti umbri a marzo 2025, 1058 erano condannati in via definitiva,
mentre il resto erano in attesa di giudizio.
In Umbria, del numero di detenuti con pene ancora da scontare medio-lunghe, quelle superiori ai 10 anni sono il 25,8%, mentre in Italia il 12,6%. In particolare, va sottolineata la percentuale di ergastolani, del 9,6%: il doppio rispetto a quella che si
registra sull’intero territorio nazionale. Nonostante ciò anche in Umbria è significativa la percentuale di condannati con pena residua inferiore ai 2 o 3 anni che potrebbero essere destinatari di misure alternative alla detenzione. Circa i 2/3 dei detenuti ospitati nelle carceri umbre, provengono da altre Regioni per fatti commessi fuori dall’Umbria: le carceri della Regione Umbria hanno funzione ricettiva di detenuti provenienti da altri contesti territoriali, in prevalenza da Toscana. L’Umbria in proporzione ha
almeno un 50% di detenuti in più rispetto ad una equa ripartizione nel rapporto tra abitanti e detenuti con le altre Regioni di Italia.
Nel Carcere di Capanne, a fine marzo, a fronte di una capienza totale di 363 detenuti si trovavano ristretti 437 detenuti, ben 72 unità in più rispetto all’anno precedente. Le criticità di Capanne sono molteplici: dal sovraffollamento alla carenza di personale fino alle condizioni della sezione circondariale in cui spesso vengono posti i detenuti con problemi psichiatrici. Altrettanto gravi sono le situazioni relative agli spazi ricreativi e sportivi. A Capanne vi è una carenza di 23 unità di polizia penitenziaria (234 unità previste, 201 effettivamente presenti).
I Garante nel 2024 ha preso in carico 78 detenuti, il 43% della casa circondariale di Perugia, il 38% detenuti a Spoleto, Il 10% a Terni e il 9% a Orvieto. Nel 2024 le istanze più frequenti dei detenuti in Umbria sono quelle di trasferimento in istituti di pena fuori regione per avvicinamento colloqui con i familiari, per motivi di salute, di studio o di lavoro. La tutela del diritto alla salute rappresenta la preoccupazione principale delle persone detenute: difficoltà nella prestazione delle visite specialistiche e
nella diagnostica quando essa debba avvalersi di medici e strumentazioni esterne agli istituti penitenziari, con ritardi nell’effettuazione degli interventi sanitari. Tali difficoltà derivano dall’insufficienza di prestazioni specialistiche in carcere, dall’ordinario accesso alle liste d’attesa dei servizi sanitari regionali e talvolta dalle difficoltà nella traduzione a opera del personale penitenziario. Altro aspetto rilevante sotto il profilo sanitario riguarda le difficoltà di accesso ai medicinali prescritti a seguito di visite specialistiche e che spesso i detenuti non sono in grado di acquistare in autonomia per mancanza di mezzi.
Nella relazione alla Regione si raccomanda: l’incremento di organico all’interno delle carceri umbre; la definizione di un piano per la
prevenzione delle malattie infettive trasmissibili per via orale che consenta all’amministrazione penitenziaria di programmare l’adeguamento degli spazi lavorativi e di convivenza e l’adozione di opportune modalità gestionali del personale e degli ospiti; l’adeguata pubblicizzazione della Carta dei servizi sanitari di ciascun istituto penitenziario; l’implementazione della cartella clinica informatizzata con capacità comunicativa tra carcere e territorio e tra carceri di diverse regioni; il potenziamento dell’assistenza specialistica intramuraria, anche attraverso la diffusione di forme di telemedicina; l’adeguamento del personale addetto
ai servizi sanitari penitenziari alle effettive necessità assistenziali e amministrative; l’integrazione dei servizi socio-sanitari in carcere per una effettiva presa in carico dei bisogni assistenziali della persona.Importante il sostegno al diritto allo studio
universitario dei detenuti anche attraverso l’esenzione dal pagamento della tassa regionale per gli immatricolati e per i meritevoli e la fornitura di libri di testo e altri strumenti didattici, d’intesa con l’Adisu.
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