Toscana

Carcere, oltre 2.100 detenuti coinvolti in progetti di inclusione sociale e lavorativa

Al convegno regionale “Carcere, inclusione, sociale, comunità” il bilancio delle azioni della Regione. L’assessora Spinelli: “Le notizie drammatiche dal mondo del carcere ci confermano che servono interventi strutturali e quotidiani, non solo risposte all’emergenza”

Scritto da Antonio Cannata, venerdì 11 luglio 2025 alle 13:59

Oltre 2100 persone detenute o in uscita dal carcere coinvolte in percorsi di inclusione sociale, lavorativa e giustizia riparativa in tutta la Toscana.

Sono i numeri che raccontano l’impegno concreto portato avanti dalla Regione insieme a Comuni, istituzioni, mondo dell’associazionismo e del Terzo Settore per costruire opportunità di reinserimento e migliorare le condizioni di vita dentro e fuori dagli istituti penitenziari.

Il bilancio è stato tracciato oggi a Firenze, al termine del convegno regionale “Carcere, inclusione, sociale, comunità”, organizzato dalla Regione Toscana e da Anci Toscana, che ha visto tre giorni di confronto tra istituzioni, esperti e realtà sociali.

A concludere i lavori, la lectio magistralis della Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano.

I progetti, finanziati attraverso il Fondo Sociale Europeo e il Fondo di Sviluppo e Coesione, si sono svolti su tutto il territorio regionale e hanno previsto servizi di accompagnamento sociale, percorsi di giustizia riparativa, attività di orientamento e formazione al lavoro, tirocini di inclusione sociale.

“Dal mondo del carcere arrivano notizie sempre più drammatiche, però c’è bisogno di interventi strutturali e di un sistema che parte dal carcere ma sia capace di coinvolgere tutta la comunità, non possiamo limitarci a rincorrere l’emergenza – ha dichiarato l’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli, tirando le somme del convegno appena concluso.

“Abbiamo voluto questa tre giorni – ha spiegato – per fare il punto sul percorso compiuto in questi anni che è stato incentrato su una presa in carico multidisciplinare delle persone, perché questa è la strada per attuare il principio costituzionale della rieducazione dei detenuti e dare gambe a un modello sociale inclusivo e per i diritti di tutti e tutte”.


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