Capozzella (M5S): un piano casa per giovani Fvg, esempi da Vienna e Barcellona
PORDENONE – Casa, cara casa. Una verità che interessa anche il Friuli Venezia Giulia e che penalizza, soprattutto, i giovani e le giovani coppie.
Acquistare diventa sempre più difficile, affittare è oramai una chimera. Alcuni dati nazionali fotografo una realtà penalizzante e sempre più difficile. Eppure alcune soluzioni ci sono e sono state messe in pratica in altre regioni e nazioni europee. Intanto, l’incidenza di povertà assoluta è maggiore tra le famiglie che vivono in affitto. Nel 2021, le oltre 889mila famiglie povere in affitto corrispondono al 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta pari al 18,5%, contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà.
E ancora l’Istat: l’analisi del titolo di godimento dell’abitazione mostra come l’incidenza di povertà assoluta delle famiglie dove sono presenti minori sia pari al 28,2% se la famiglia è in affitto, contro il 6,4% di quelle che posseggono una abitazione di proprietà e il 13,1% delle famiglie in usufrutto o in uso gratuito. Le famiglie in affitto residenti nel Mezzogiorno mostrano valori dell’incidenza di povertà assoluta pari al 22,4%, rispetto al 17,6% del Nord e al 15,4% del Centro.
Rispetto alla cittadinanza, vive in affitto il 76,5% delle famiglie povere con stranieri; solo il 10,6% ha una casa di proprietà contro, rispettivamente, il 31,1% e il 54,9% delle famiglie in povertà di soli italiani. Le spese per l’abitazione (condominio, riscaldamento, gas, acqua, altri servizi, manutenzione ordinaria, elettricità, telefono, affitto, interessi passivi sul mutuo) rappresentano una parte significativa del bilancio familiare e possono incidere soprattutto sulle capacità di spesa delle famiglie meno abbienti.
La spesa media per l’abitazione varia in misura ridotta in funzione del reddito disponibile delle famiglie: si va dai 288 euro per le famiglie meno abbienti ai 363 euro per le famiglie più benestanti. Il 29,8% delle persone sole con meno di 35 anni vive in una casa di proprietà (il 7,6% con un mutuo); tale percentuale aumenta per le giovani coppie senza figli (41,9%), più della metà con un mutuo. quelle con almeno tre minori (33,7%).
Sei giovani su dieci – il 63,3% – vivono ancora in casa dei genitori. La fotografia è scattata dall’Istat sulla popolazione tra i 18 e i 34 anni. La recente indagine dell’Istat, poi, inquadra lo stallo in cui si trovano 6,5 milioni di ragazzi: in parte già occupati (2,5 milioni), in parte in cerca di lavoro (1,3 milioni) e in parte ancora alle prese con lo studio (altri 2,5 milioni). Su questa platea interverrà dal 2025 la manovra di Bilancio, che limiterà ai soli genitori di ragazzi di età inferiore a 30 anni la possibilità di avere la detrazione fiscale per i figli a carico.
A queste difficoltà si aggiunge poi il costo della vita. Dai dati Istat emergono anche il crescente affanno dei giovani che, invece, vivono da soli (sempre nella fascia d’età da 18 a 34 anni): negli ultimi dieci anni i loro consumi sono diminuiti del 7,7% in termini reali, cioè eliminando l’inflazione che li fa apparire in crescita.
La spesa media mensile dei giovani nel 2023 è stata di 1.919 euro. Il calo fatto registrare dai ragazzi è leggermente più marcato di quello della spesa media delle famiglie italiane (-7,2%), segno che chi vive da solo ha sofferto di più il caro-prezzi e in generale la stagnazione dell’economia. Non stupisce che questi numeri si traducano in un progressivo aumento dell’età dei giovani che diventano genitori (31,7 anni è l’età media delle madri al primo figlio, secondo Istat) e in un progressiva diminuzione del tasso di fertilità (il numero medio di figli per donna è sceso a 1,2 nel 2023, rispetto a 1,24 dell’anno prima).
La difficoltà di accesso alla casa è poi strettamente connessa alla difficoltà di trovare un’occupazione stabile, nonostante i recenti segnali positivi. La disoccupazione giovanile è scesa al 18,3%, con un calo di 5,6 punti nel 2023, pari a 95mila disoccupati under 25 in meno. Anche se l’Italia resta lontana dai livelli europei, anche in termini di stabilità del lavoro, con molti contratti sotto i 30 giorni (si veda Il Sole 24 Ore del 16 settembre). Oltre a rinnovare il bonus assunzioni, la manovra in questo senso conferma la decontribuzione per i giovani anche per i prossimi anni.
Un quadro statistico che non sottrae nemmeno il Friuli Venezia Giulia che soffre di abitazioni e che presenta un quadro di caro-alloggi e di affitti sempre in crescita. Ecco che allora un esempio per fare fronte al problema della casa, specie nell’ottica di aiutare i giovani e i loro primi nuclei famigliari, arriva dalla vicina Austria. Lo ha evidenziato di recente anche l’autorevole giornale economico inglese Financial Times.
La politica di edilizia popolare della capitale austriaca è un autentico esempio da cui trarre ispirazione, soprattutto in un momento in cui i prezzi degli affitti aumentano a causa di una domanda che supera di gran lunga l’offerta. Il motivo è che la città di Vienna è il più grande proprietario di case in Europa. Circa il 60% della popolazione vive in alloggi sociali di alta qualità, comprese famiglie della classe media e giovani professionisti.
Secondo Rightmove, la più importante società immobiliare britannica online, ad esempio, il prezzo medio di un affitto a Londra è di circa 2.340 sterline (2.640 euro) al mese, con un aumento del 16% su base annua. Nella capitale britannica, l’affitto rappresenta quasi il 40% dello stipendio lordo di un inquilino.
Gli affitti a Manhattan superano i 5.200 dollari al mese (4.870 euro), il 19% in più. A Vienna, l’ampia disponibilità di alloggi sovvenzionati ha moderato gli affitti nel settore privato. Il prezzo medio di un appartamento di 60 mq in città è di 767 euro/mese, secondo l’indice degli affitti Mietspiegel per il 2022, con affitti popolari che sono sensibilmente inferiori. Esistono diversi tipi di alloggi sociali nella capitale austriaca.
I ‘Gemeindebau’ viennesi sono appartamenti comunali di proprietà della città e vengono assegnati tramite un sistema a punteggio. Le “cooperative” sono associazioni edilizie senza scopo di lucro in cui i residenti acquistano quote. Gli “appartamenti sovvenzionati” sono costruiti da società pubblico-private con denaro investito dalla città. La maggior parte è costruita in ex zone industriali.
Ma anche il progetto avviato con successo in Spagna a Barcellona dall’allora sindaco Ada Colau fino al 2023, ha dato ottimi frutti. Barcellona ha dato vita a un accordo con le imprese edili che sono state tenute a rispettare una quiota del 30 per cento sul costruito andasse a finire per edilizia pubblica e sociale. Mettere insieme capitale pubblico (terreni) e privato con la creazione cooperative sociali ha portato ad aumento di offerta di abitazioni sociali altissimo, calmierando nel contempo società come Airbnb per contenere gli affitti cosiddetti brevi.
In poco tempo Barcellona ha annoverato centinaia e centinaia di appartamenti accessibili ai cittadini,specie giovani e coppie giovani. In Friuli Venezia Giulia recenti dati Ater affermano che ci sono oltre7mila famiglie in lista di attesa e gli 82 milioni e mezzo di euro destinati alle politiche ambientali dalla Regione non saranno di certo sufficienti. Ecco che allora ipotizzare un Piano Casa di grandi dimensioni fra pubblico e privato, magari attingendo da subito alle ex caserme dismesse sul territorio regionale, darebbe un contributo notevole allo sviluppo anche demografico del friuli Venezia Giulia rendendolo attrattivo.
Se i dati del rientro dei giovani all’estero sono davvero modesti per non dire fallimentari (meno di 200 persone rientrate negli ultimi anni a fronte di oltre 1.500 che se ne vanno ogni anno) un Piano Casa potrebbe fermare questa drammatica emorragia che via via nel tempo penalizzerà la nostra regione dove avremo sempre di più popolazione anziana e inattiva.
La recente manovra finanziaria regionale da 6 miliardi in Regione avrebbe potuto avere come priorità proprio un grande Piano Casa per dare un futuro al territorio, così come è stato lo scorso anno per le agevolazioni per la transizione energetica per il fotovoltaico che va incentivato oltre al ‘limite’ della attuazione privata e sugli edifici, ma che va esteso anche a copertura di terreni incolti e di pregio con le moderne tecniche dell’agrivoltaico già messe in atto nel mondo.
Mauro Capozzella, ex consigliere regionale e attuale coordinatore provinciale M5S