Cammie Beverly – House Of Grief
“House Of Grief” è il titolo del debutto solista di Cammie Beverly, frontwoman del gruppo prog metal statunitense Oceans Of Slumber. Un taglio netto con le origini per la cantante americana che, lontana anni luce dalle sonorità con le quali si è fatta conoscere, realizza una raccolta di piano ballad delicate e introspettive che piaceranno agli amanti dell’alt pop più malinconico e sofisticato.

Essenzialità, pochi tecnicismi e nessun rischio di derive hard & heavy. I sette brani di “House Of Grief”, a detta dell’autrice, rappresentano un rifugio dove il dolore trova sollievo e le ombre danzano con la speranza. Prevalgono quindi le atmosfere malinconiche, a tratti contraddistinte da sfumature gotiche ed elettroniche (tre esempi su tutti: “For The Sake Of Being”, “Paraffin” e “Kiss Of The Moon”, nelle quali emergono chiare influenze trip hop).
Nel pop crepuscolare di Cammie Beverly non c’è mai vera disperazione, ma è senza ombra di dubbio il dolore a fare da filo conduttore in un disco tanto breve quanto tormentato. La cantante texana utilizza la sua straordinaria voce soul per dar sfogo alle sue angosce più opprimenti, ma lo fa sempre con una dolcezza e una raffinatezza degne di nota. Canzoni come “Running” e “Rivers” grondano emotività ma, nel complesso, “House Of Grief” non coglie nel segno.
Pur essendo un’ottima interprete e una brava autrice, la metallara Beverly non sembra sempre a suo agio in un contesto così soft. Con “House Of Grief” ci regala un ritratto genuino della sua anima ma esagera con una tristezza che, in più di qualche occasione, pare quasi ostentata. Il titolo del lavoro, d’altronde, ci fa capire benissimo di esser distanti dall’allegria e dai buoni sentimenti. Va bene, ci troviamo in una “casa del dolore”, ma la noia era proprio necessario invitarla?
Source link