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Camilla Panatta: “Sono andata in Usa e Messico, per la boxe ho speso tutto. Ora il titolo”

Roma – “Volevo debuttare negli Stati Uniti, ma non mi conosceva nessuno. Quindi toccava a me l’onere della borsa dell’avversaria, il volo a lei e all’allenatore, il posto nella riunione. In tutto mi sarebbe costato, aggiungendo altre spese, sui 4000 dollari”. Camilla Panatta da Latina, 33 anni. Stasera in Francia disputerà il primo match titolato della carriera (Wba Gold dei piuma) contro la francese Emma Gongora. “E’ il mio primo match in Europa, mi sarebbe piaciuto farlo in Italia ma sono concentrata sul ring. Una vittoria mi aprirebbe le porte a qualcosa di più importante”. Già, perché l’italianissima Camilla ha finora combattuto tutti i suoi match in Messico: “Il mio allenatore ha postato su Instagram un mio video, una manager messicana lo ha visto e si è interessata a me. Alla fine ho debuttato in Messico, mi è costato meno dei 4000 dollari previsti negli Usa”.

Manca il lavoro, sul ring grazie agli sponsor

Ora per fortuna Camilla viene pagata per combattere, anche se il mondo scintillante della grande boxe è ancora lontano: “Io adesso non lavoro, ho bisogno di sponsor per tirare avanti. Ancora vivo con i soldi dell’ultimo match e di qualche sponsor amico. Senza, non mi sarei potuta permettere una preparazione così scrupolosa”. Insomma, sacrifici tutti finalizzati al pugilato. “Una passione micidiale, ma imprevedibile fino ai 22 anni. Entravo e uscivo dalla palestra, ma senza costanza. Poi ho trovato un tecnico che mi ha motivato mentalmente e con la boxe è stato amore. Lavoravo nella ristorazione solo per mantenere i miei spostamenti da Latina a Roma, quindo ho iniziato a fare la dilettante anche se combattevo poco”.

La grande svolta, il trasferimento in Florida

Fino ad arrivare alla grande svolta: “Mia madre si è trasferita in Florida, io facevo la spola con l’Italia ma alla fine ho deciso di stabilirmi lì”. Ma il sogno americano ha anche risvolti meno piacevoli: “A novembre 2019 arrivo, compro un ristorante. Poi ecco il Covid e devo chiuderlo subito. In pratica il sogno americano dura pochissimo. Per fortuna il regime di restrizione in Florida è molto meno duro che altrove, ma i problemi non si sono risolti. Il governo infatti dava 700 dollari a settimana per stare a casa, e tutti non avevano interesse a lavorare. Siamo andati avanti per 3 anni così: la mattina 4 ore di allenamento, quindi ristorante fino a sera. Una vita da pazzi, il mare stava a un passo ma lo vedevo solo nella corsa della domenica mattina. E il lunedì, che era il giorno di chiusura, lavoravo perché comunque dovevo preparare la settimana non avendo personale. Il ristorante è uno stile di vita, come il pugilato”.

La scoperta del Messico

Poi l’incontro con la manager e la scoperta del Messico: “L’anno scorso l’ho trascorso quasi interamente a Città del Messico, immensa e bellissima. Gli allenamenti in altitudine sono estremi, senza distrazioni. In Italia mi muovevo sul ring come una pazza, lì ho cambiato stile e sono diventata una fighter”. Un altro mondo insomma, anche pugilistico. “In Messico è tutto un aneddoto, neanche ci faccio più caso. Le messicane per esempio, se le vedi non ci scommetteresti un euro. Sono poco atletiche, mangiano senza correttezza prima di allenarsi. Ma sul ring fanno malissimo. Io mi alleno con Erika Cruz, Dinamita, una capace di impegnare allo stremo Amanda Serrano. Inoltre c’è un machismo che si mostra in una maniera particolare. In Usa il tecnico riconosce le differenze, ma in Messico una donna si allena come un uomo. Nell’ultima preparazione non ho trovato un peso piuma della mia altezza (1,72) e ho fatto sparring con i ragazzi”.

“La mia vita dopo la boxe? Non ho ancora trovato risposte”

Nella patria di Canelo Alvarez, ma i suoi idoli sono targati Usa e Irlanda: “Gervonta Davis in campo maschile. Però in quello femminile è Katie Taylor, grandezza sul ring e umiltà nella vita”.

Gli obiettivi: “Nessun limite, solo dare il massimo fin quando il mio corpo regge. Tutti vorrebbero diventare campionesse del mondo, ma nella mia categoria ci sono Amanda Serrano, Nina Meike e Skye Nicholson. Non è mica facile”. Sul futuro: Volevo combattere fino a 35 anni, ma ora che ne ho 33 ho spostato l’asticella a 36, 37. Mi chiedo spesso cosa farei senza la boxe. Il problema è anche ancora non mi riesco a dare una risposta”


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