Camila Raznovich: «A sedici anni bisognerebbe dire ai ragazzi: fai l’amore per godere. L’assenza di educazione sentimentale è una delle cause della violenza di oggi»
A più di vent’anni da Loveline, il programma cult che ha segnato un’epoca televisiva, Camila Raznovich torna a parlare di sesso – ma stavolta dal vivo, in teatro. Il 25 ottobre sarà al Lirico di Milano con LoveLive, uno spettacolo-evento che unisce ironia, divulgazione e riflessione sui tabù del desiderio, affiancata dal ginecologo e sessuologo Maurizio Bini. «Noi uterine viaggiamo su più livelli di pensiero contemporaneamente – racconta con il suo ritmo vorticoso – che creano casino, ma nel casino poi troviamo l’ordine».
Sul palco come nella vita, Camila non ha paura di dire ciò che pensa. Tra i tabù che secondo lei resistono più tenacemente nella nostra società cita per prima la masturbazione femminile: un argomento che continua a essere trattato con imbarazzo, «come se una donna che lo fa fosse malata o maniaca». Poi l’omosessualità maschile, ancora giudicata attraverso la lente del pregiudizio, mentre quella femminile viene liquidata con superficialità: «è solo una fase, vuole bene alla sua amica». E infine il sesso orale e la masturbazione reciproca, ancora circondati da un’«attitudine punitiva verso l’orgasmo».
La cultura cattolica, osserva, ha contribuito a legare il sesso alla procreazione più che al piacere. «A sedici anni bisognerebbe dire ai ragazzi: fai l’amore per godere» afferma senza esitazioni. E quando si parla di educazione sessuale in famiglia, Camila Raznovich scuote la testa: «Mettere una scatola di preservativi nella valigia dei figli è il massimo del wow». Una superficialità che, a suo giudizio, si traduce in assenza di educazione sentimentale e in un clima sempre più violento nei rapporti di genere. «Non voglio dare lezioni, ma mi fa paura. L’aumento dei femminicidi e il fenomeno del revenge porn sono segnali preoccupanti».
Figlia di genitori argentini di Buenos Aires, mamma di origini italiane e papà di origini russo-ebraiche, seguaci di Osho, nata «per caso» in Italia e cresciuta tra Milano, Londra e l’India, Camila è un intreccio di contraddizioni dichiarate: «Hippie e borghese. Bambina no rules e poi mamma nazista». Oggi, con le sue figlie, rivendica una severità quasi militare: niente paghette, niente premi per la promozione, «è il minimo che tu debba fare».
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