Camerino, Ortopedia pioneristica con Pasotti: «Abbiamo ridotto la mobilità passiva. Sarebbe interessante avere il robot»
di Luca Patrassi
A guidare il reparto di Ortopedia dell’ospedale di Camerino è il dottor Leonardo Pasotti. Umbro di origine (Montefalco) e di residenza (Perugia), 52 anni, sposato, tre figli, il dottor Pasotti si è laureato e specializzato in Ortopedia a Perugia sempre con il massimo dei voti. Primo incarico a Camerino. «Sono un ortopedico da 25 anni, tra il 2011 e il 2021 sono stato negli ospedali di Foligno come responsabile della chirurgia artroscopia e di Narni e ho avuto come maestri i dottori Carlo Farneti (Foligno) e Dino Scaia (Narni). Mi occupo da sempre di traumatologia dello sport, parliamo di circa 2500 interventi solo in questo settore: la mia branca preferita è la chirurgia del ginocchio, branca per la quale sono cercato in questa zona. Dal 15 novembre del 2021 sono primario a Camerino: quando sono arrivato eravamo tre medici, ora siamo in sei esattamente come 15 anni fa quando c’era il dottor Testiccioli. Abbiamo ricostruito il reparto come era prima del terremoto e prima del Covid».
Lo staff.
«Tutti sanno fare tutto, tutti operano e questo non è poco, tutti hanno una passione per un determinato campo: chi per la mano, chi per il ginocchio, chi per il piede e questo ci rende coesi nel portare avanti il progetto di una ortopedia snella, moderna, con eccellenze. Un reparto di Ortopedia come quello di Camerino se non avesse eccellenze, e si limitasse a una ortopedia base, non avrebbe un futuro».
Cosa distingue il reparto camerte?
«Un esempio lo si è avuto nel marzo scorso quando siamo stati pionieri per l’Italia della sperimentazione di una nuova tecnica per l’asportazione del tendine quadricipite e la ricostruzione del legamento crociato-anteriore con uno strumento che si chiama quadtrac. Sono venuti a Camerino colleghi marchigiani ed anche da fuori regione per imparare questa nuova tecnica».
I medici ortopedici impegnati a Camerino.
«Ci sono Stefano Sfascia che è il viceprimario, Maria Grazia Bugatti e Lorella Del Bello si occupano di chirurgia della mano, gli ultimi arrivati sono Daniele Pupilli e Letizia Guerrini, anche loro molto determinati. C’è un’ottima collaborazione con gli altri primari dell’ospedale di Camerino».
Non solo medici.
«Il reparto funziona grazie all’ottimo lavoro di tutti, dai medici agli infermieri, agli oss. Cito per tutti un personaggio fondamentale, la coordinatrice dottoressa Roberta Massoli».
I numeri del reparto
«In questo momento abbiamo quindici posti letto ordinari e tre in day surgery. Facciamo molta chirurgia programmata, artroscopia nel particolare. Facciamo circa cento protesi di ginocchio e ottanta protesti di anca all’anno, duecento interventi di chirurgia artroscopica all’anno, di cui 120 di ricostruzione dei legamenti. Sono dati importanti, siamo al di sopra dei numeri richiesti».
Gli obiettivi?
«Sono quelli di essere attrattivi per i pazienti che da qui andavano fuori regione, in Umbria. Da quando sono tornato dall’Umbria c’è una inversione di tendenza, molti pazienti che prima avevo in Umbria ora mi seguono qua. Un obiettivo della nostra Ast è quello di evitare il più possibile la mobilità verso l’Umbria, in più cerchiamo di fare una chirurgia che sia attrattiva».
Gli investimenti.
«Sarebbe interessante l’avvento della chirurgia robotica per la chirurgia protesica: è una cosa in più che ci consentirebbe di essere ancora più precisi. Per quanto riguarda la chirurgia artroscopia abbiamo già tante dotazioni: ad esempio una nuova colonna artroscopia molto performante».
Gli elementi di maggior soddisfazione in questi anni?
«Il fatto di essere stati scelti da atleti professionisti, giocatori di volley di serie A. Siamo un centro di riferimento per tutta la regione».
Il rapporto con il paziente?
«Il rapporto è ottimale, il paziente si sente coccolato. Abbiamo infermieri capaci e professionali, il paziente non è un numero, è una persona che spesso chi ringrazia. Il paziente ricorda non solo chi l’ha operato ma anche e soprattutto chi lo ha seguito facendolo sentire come a casa e su questo non transigo».
L’Ortopedia di Camerino non ha in questa fase problemi di organico, c’è però una questione nazionale che riguarda la capacità di attrazione dei giovani medici e la loro remunerazione.
«I giovani medici in questa fase hanno possibilità di scegliere strutture ospedaliere in zone più attrattive, sulla costa per esempio. E’ anche vero che noi abbiamo due specializzandi che hanno scelto di venire qua. L’attrattività non è soltanto il posto in cui ti trovi, certamente la costa può offrire una qualità della vita di maggior richiamo per un giovane, ma se tu in ospedale offri una chirurgia che permette a un ragazzo di formarsi e di provare nuove tecniche, allora spesso è questo fattore quello che si rivela vincente. E’ importante quello che fai, a Camerino sono venuti medici a vedere alcune tecniche di intervento e l’organizzazione del reparto e ne sono rimasti favorevolmente colpiti. L’ospedale non è fatto solo di tecnologie, è fatto dai medici. Infine, ma non per importanza, devo dire che c’è grande sostegno da parte della direzione generale della Ast di Macerata».
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