Calabria

Calabria, il Pil emigra da una terra più anziana tra culle vuote e borghi silenziosi

Questa terra appassisce all’interno di stime future che seguono il filo di un andamento costante che spinge verso una crisi demografica ormai irreversibile. Poche culle, invecchiamento dei residenti, fuga degli under 40. Del resto, la Calabria, insieme alla Basilicata, è la regione italiana con il più alto tasso di emigrazione giovanile. Ed è un po’ il destino di solitudine di tutti i paesi più piccoli del Mezzogiorno, sempre meno abitati e e sempre più abbandonati. Uno scenario nuovo che crea sconforto tra la gente più anziana costretta a restare in luoghi dove i servizi si assottigliano con il crollo delle nascite. E non è solo il diritto alle cure e all’assistenza a non essere più garantito. Nei borghi “fantasma”, non è facile trovare un mezzo pubblico con cui spostarsi tra tagli di linea e fermate ridotte. Per non parlare di uno sportello bancomat o della linea internet.
È la vita ai confini della mappa invisibile di una trasformazione che non riguarda più solo i numeri, ma la sostanza stessa del vivere in piccole comunità. La regione rischia di trasformarsi in un paesaggio bellissimo ma senza voce e senza futuro Dal 2002 ad oggi la Calabria ha perso 177.476 abitanti, scendendo sotto quota 1,84 milioni. Il calo non risparmia aree geografiche, dai borghi interni alle coste la desertificazione avanza. Il crollo dei residenti si registra persino nelle città come Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro. Le culle si spengono, gli asili e le scuole si accorpano. È una glaciazione demografica senza rumore ma che riscrive, giorno dopo giorno, la storia e la geografia sociale della regione.
L’articolo completo è disponibile sull’edizione cartacea e digitale


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »