Calabria, bimbo soffoca per una arachide: salvato a Napoli. M5S: “Fallimento della sanità regionale, servono strumenti e reparti dedicati”

Una mattina di ordinaria routine trasformata in incubo. È quanto accaduto a una famiglia crotonese, sconvolta da una corsa contro il tempo per salvare il proprio bambino di tre anni, che aveva ingerito accidentalmente una arachide iniziando a perdere il respiro. Una storia che, come raccontato dalla madre – la signora Crocco – in una lettera resa pubblica nei giorni scorsi, mette ancora una volta in luce le criticità della sanità calabrese, soprattutto nell’ambito dell’emergenza pediatrica.
La corsa tra gli ospedali calabresi senza strumenti adeguati
I genitori hanno raggiunto immediatamente l’ospedale di Crotone, ma presto si sono ritrovati in un drammatico rimbalzo tra presidi privi del necessario broncoscopio pediatrico, strumento indispensabile per rimuovere corpi estranei dalle vie aeree dei bambini. Secondo il racconto della famiglia, tale apparecchiatura sarebbe assente o non funzionante non solo a Crotone, ma anche nei principali hub regionali di Catanzaro e Cosenza.
Una carenza strutturale che ha costretto i sanitari – descritti dalla madre come presenti, preparati e solerti – a organizzare un trasferimento urgente verso l’ospedale Santobono di Napoli. È lì, dopo un viaggio in ambulanza nella notte, che il piccolo è stato finalmente salvato grazie all’intervento specialistico d’urgenza.
Il paragone con la piccola Ginevra: un’ombra che ritorna
Il caso ha riacceso il dolore per un’altra vicenda che segnò profondamente l’opinione pubblica calabrese: la morte della piccola Ginevra di Mesoraca, deceduta nel 2022 all’ospedale Bambino Gesù di Roma dopo un rapido aggravamento dovuto al Covid. Anche allora si evidenziò un vuoto strutturale: l’assenza, in tutta la regione, di una terapia intensiva pediatrica.
A seguito di quella tragedia, la Società Italiana di Pediatria – sezione Calabria – richiamò le istituzioni alla necessità di un piano organico per l’emergenza-urgenza in età pediatrica e per l’attivazione di una UOC regionale di terapia intensiva. Tre anni dopo, secondo quanto denunciato dal Movimento 5 Stelle, “nulla di sostanziale è cambiato”.
Barbuto e Scutellà (M5S): “La sanità esce dal commissariamento, ma i reparti restano senza strumenti”
Sulla vicenda intervengono le consigliere regionali del M5S Calabria, Elisabetta Barbuto ed Elisa Scutellà, che annunciano un’interrogazione in Consiglio regionale e parlano apertamente di “fallimento della sanità calabrese”.
«Il lieto fine di Napoli – affermano – certifica, ancora una volta, come la nostra regione non sia in grado di affrontare emergenze pediatriche che altrove vengono gestite con tempestività. Si è annunciata la fine del commissariamento come un trionfo, ma i fatti raccontano un sistema che viaggia a fari spenti, come quell’ambulanza nella notte verso Napoli».
Le consigliere denunciano una situazione in cui «medici e infermieri fanno il possibile con le poche risorse disponibili», ma vengono lasciati «senza gli strumenti minimi per intervenire».
“Servono risposte definitive: i bambini calabresi non possono dipendere da altri ospedali”
Il Movimento 5 Stelle chiede che la Regione affronti senza ulteriori rinvii la questione dell’emergenza pediatrica, ricordando come la mancanza di reparti e apparecchiature adeguate costringa ancora oggi decine di famiglie a migrazioni sanitarie improvvise e rischiose.
«Auspichiamo – concludono Barbuto e Scutellà – che le nostre richieste vengano finalmente ascoltate. Non possiamo più commentare storie di bambini salvati altrove perché la Calabria non è attrezzata».
Alla signora Crocco e alla sua famiglia le consigliere rivolgono solidarietà per il dramma vissuto e felicitazioni per il lieto fine, nella speranza che la loro testimonianza possa contribuire a evitare tragedie future.
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