C92: tra il Baggy e il Britpop, passando per lo Shoegaze
La Cherry Red Records riprende in mano le sue compilation serie “C” (iniziate nel lontano 2014 con la fondamentale C86) e avanza di una cifra rispetto all’ultima di due anni fa, arrivando al 1992 (ma è giusto dire che qualche brano datato 1991 è comunque presente).
Il territorio musicale inglese esplorato nei 3 CD è quello che, di fatto, sembrava muoversi in una specie di “terra di nessuno”: il baggy era alle corde, lo shoegaze piazzava colpi mica male ma non si capiva bene come la stampa inglese inquadrasse il fenomeno e il Britpop, che da li a poco avrebbe fatto furore, era solamente alle porte, in una veste ancora non così sbarazzina. Sicuramente una cosa la possiamo dire, ovvero che chi ama il guitar-pop nelle sue svariate forme qui troverà pane per i propri denti, sia con i brani di (futuri) big come Radiohead, The Auteurs, Catherine Wheel, The Charlatans, Ride, The Boo Radleys, Inspiral Carpets, Dodgy (e non pochi dei pesi massimi presenti sono tutt’ora in attività, tra l’altro), sia con il ripescaggio, come di consuetudine, di band dimenticate e perle nascoste dalla polvere del tempo.
Da alfieri shoegaze come Blind Mr Jones, Lush, Suncharms e Revolver a “Next Big Thing” che non ce l’hanno fatta (Sweet Jesus, Levitation, Adorable e Kinky Machine), C92 è il perfetto punto di partenza per (ri)scoprire nuove band.
Nei nostri 10 titoli facciamo una veloce panoramica di alcune perle presenti in questi 3 ottimi CD, andando a pescare tra nomi noti e meno noti.
THE WENDYS
Gobbledygook
I Wendys arrivavano da Edimburgo e si trovarono nella mischia del Madchester sound grazie a un nastro malandrino che li mise in contatto con la Factory Records. Formatosi nel 1987 il quartetto arriva all’esordio nel 1991, con un disco il cui titolo prende spunto proprio da questo brano. Erano in rampa di lancio con i loro evidentissimi rimandi agli Happy Mondays ma poi il crollo della Factory fece cascare tutto proprio sul più bello…
BLIND MR. JONES
Fading Fast
Lo shoegaze con il flauto. Eh si, perché gli ottimi Blind Mr. Jones guidati da Richard Moore avevano quel flauto che disegnava linee melodiche alla Jethro Tull su una base decisamente shoegaze. Era il loro marchio di fabbrica. Una band che ho sempre amato moltissimo: se adorate i Ride, beh, non potete non amare an che i BMJ. Questa “Fading Fast” era presente su “Crazy Jazz”, EP del 1992.
KINKY MACHINE
Going Out With God
Si fa decisamente fatica a immaginare che fra questo ruvido guitar-pop bello abrasivo si nasconda Louis Eliot, futuro leader dei romantici Rialto (che si sono appena riformati, tra l’altro!). Qui la sua voce è ancora sgraziata e il mood è quello bello pimpante e iper melodico che poi trovertemo anche in molte pubblicazioni del britpop che stava per esplodere. Possiamo dire che i Kiny Machine sono stati degli ottimi precursori. La canzone in questione dava il titolo all’ EP del 1992.
LEVITATION
World Around
Cosa posso dire dei Levitation senza commuovermi? Io continuo ad ascoltarli e sempre penso a cosa sarebbero potuti diventare se, ancora una volta, l’instabilità di Terry Bickers non avesse preso il sopravvento. Una band fenomenale a mio avviso, in magnifico equilibrio tra alt-rock e psichedelia. Visionari, taglienti…avevano veramente tutto. Questa “World Around”, uscita nel febbraio 1992, è uno dei miei pezzzi preferiti della band e sono contento compaia in questa compilation della Cherry Red. Ovviamente da avere a tutti i costi è l’album “Need for Not”. Doveroso ricordare che la band senza Bickers (ovvero Hayes, Francolini e O’Keefe) mise in piedi i Dark Star e il loro “Twenty Twenty Sound” del 1999 resta un bellissimo disco.
POPPY FACTORY
Stars
Per la serie…chi l’avrebbe mai detto…sappiate che nella formazione dei gustosi Poppy Factory c’era addiritura Mick Dale che ora è in pianta stabile con gli Embrace e si gode un successo che forse sognava con i ritmi ballabili e trascinanti dei “suoi” Poppy che nel 1991 piazzano questa “Stars”, che faceva muovere un po’ tutti nelle piste da ballo indie. Poteva essere l’inizio di qualcosa…ma non lo fu, perché il disco d’esordio non venne mai pubblicato. Qui siamo in piena zona Madchester, impossibile stare fermi!
SWALLOW
Tastes Like Honey
Decisamente rappresentativa questa “Tastes Like Honey” del sound degli Swallow, ovvero Mike Mason e Louise Trehy. Onirica ma anche tagliente, rumorosamente shoegaze il giusto ma con la melodia che sa emergere tra i depistaggi. Spesso agli Swallow sono accostati nomi come My Bloody Valentine, Cocteau Twins o Curve, diciamo che all’epoca su 4AD ci stavano alla perfezione. Il brano è tratto dall’album “Blow” che usciva nel luglio del 1992.
SECRET SHINE
Secret Shine
Quando si parla di shoegaze spesso vengono citati i big che hanno davvero fatto la storia del genere. Ed è cosa buona e giusta. Spiace però che troppe volte non si citino i Secret Shine che, amio avviso, nell’elenco dei big del genere ci dovrebbero stare eccome. La Cherry Red in questo caso fa un ripescaggio pazzesco, con un brano contenuto sul singolo “Ephemeral”, uscito nel 1992 su Sarah Records. La canzone è magnific, pur nel suo taglio lo-fi: minimale con questo basso e il cantato e poi ecco che si apre in un ritornello che è veramente il paradiso.
SWEET JESUS
Real Babe
Pareva davvero che per i piacevoli Sweet Jesus la strada potesse essere in discesa. Erano un nome caldo e il loro guitar-pop bello carico era sul radar di molti: quando la Rough Trade nel 1990 li mise sotto contratto ecco che la next big thing sembrava servita. E invece non se ne fece nulla. Restano un pugno di ottimi singoli (questo è del giugno 1992) e poi tanti saluti. Peccato perché i fratelli Priest erano veramente in gamba insieme e lo dimostrarono anche nel progetto successivo, ovvero i Venus. Oggi Gavin è “grande capo” dei favolosi The Proctors.
THE BOO RADLEYS
Lazy Day
Quando pensi a 1 minuto e 38 secondi di puro tripudio. I Boo Radleys del 1992 non erano ancora quelli che avrebbero fatto il botto con “Wake Up” ma stavano per diventare quelli clamorosi di un disco magnifico e visionario come “Giant Steps”. Ecco che qui infatti emerge una chitarra bella fuzz (retaggio del passato shoegaze della band) ma poi compaiono pure quei tratti visionari e poco ortodossi che faranno la fortuna del disco del 1993, capolavoro di psichedelia-guitar-pop.
ADORABLE
Homeboy
Vabbè. La mia canzone preferita del mio disco preferito della mia band preferita. Che regalo magnifico ha fatto la Cherry Records a inserire nella tracklist questa meraviglia. Che cosa altro potrei dirvi? Questa non è una semplice canzone, no, “Homeboy” non potrà mai essere etichettata, da me, come “semplice” canzone. Qui dentro c’è il mio cuore. Non ne abbiate a male, ma proprio non ce la faccio a scriverne, le parole non bastano…
I can’t follow what I don’t believe in
I can’t follow what I don’t believe in
And that’s why there’s nothing left of me
Cause I don’t believe in you
You’re so beautiful
You’re so beautiful
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