Burnout del caregiver: sette milioni di italiani a rischio esaurimento nell’assistenza familiare

Oltre sette milioni di caregiver familiari operano quotidianamente in Italia, supportando parenti non autosufficienti, disabili o affetti da malattie croniche.
La Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) ha evidenziato attraverso il portale anti-bufale “Dottore ma è vero che…?” come questa categoria di persone sia esposta al rischio di sindrome da burnout, una condizione di esaurimento fisico, emotivo e mentale che insorge quando l’individuo si sente sopraffatto dalle richieste assistenziali.
La maggior parte di questi caregiver sono figli o coniugi che svolgono il proprio compito senza compenso economico, spesso per lunghi periodi e in completa solitudine. L’Istat conferma come il ruolo di questi assistenti familiari risulti prezioso per il benessere della persona assistita e per l’intero sistema sanitario nazionale, tuttavia la responsabilità costante può trasformarsi in una fonte significativa di stress e disagio psicologico.
I sintomi e le categorie più vulnerabili
La sindrome da burnout nei caregiver si manifesta attraverso diversi indicatori: stanchezza cronica, disturbi del sonno, stati d’ansia, irritabilità, senso di colpa, isolamento sociale e, nei casi più gravi, episodi depressivi. Gli esperti della Fnomceo hanno individuato le categorie maggiormente a rischio: risultano particolarmente vulnerabili i caregiver che si identificano completamente con il ruolo di assistenza, trascurando completamente la propria vita personale e sociale.
Le donne oltre i 60 anni che assistono a tempo pieno il coniuge in fase avanzata di malattia rappresentano il gruppo più esposto, spesso prive di supporti esterni, con problemi di salute personali e immerse in situazioni familiari complesse. Analogamente, le figlie con molte responsabilità che, pur non convivendo con il malato, se ne occupano regolarmente, possono sperimentare livelli di stress molto elevati.
Strategie di prevenzione e supporto
La prevenzione del burnout richiede innanzitutto il riconoscimento dei propri limiti e l’attenzione al benessere personale. Gli specialisti raccomandano di condividere lo stress emotivo con una persona fidata e, in presenza di sintomi particolarmente impattanti, di rivolgersi a uno specialista qualificato. Risulta fondamentale non provare vergogna nel chiedere aiuto: suddividere i compiti assistenziali e stabilire una routine sostenibile rende più gestibile l’impegno quotidiano. L’informazione sulla malattia del proprio caro consente di affrontare meglio le difficoltiche e di accettare quando sia necessario un supporto esterno.
Gli esperti sottolineano l’importanza di ritagliarsi del tempo personale, mantenere un’alimentazione equilibrata e riconoscere anche i sentimenti negativi senza sensi di colpa, elementi essenziali per preservare la propria salute mentale durante il percorso di assistenza familiare.
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