Bryan Ferry & Amelia Barratt – Loose Talk
Operazione originale e apparentemente straniante, “Loose talk” è la prima produzione di nuovo materiale da parte dell’ottantenne Brian Ferry da 11 anni a questa parte, non poco per l’autore di “Slave to love”, abituato a tempi in effetti non da programmazione commerciale e sempre molto attento al tipo di proposta da esibire, sempre in linea col proprio sentire, sempre in sintonia con il momento.

Qui il momento dice che Ferry è nel periodo di osservazione della vecchiaia, del venirne a patti senza rimpianti e abbattimenti, ma contando sul presente e sulla lucidità, da cui far uscire la creatività, magari grazie a dei nuovi incontri, dei nuovi punti di vista, al caso, che ti porta a conoscere qualcuno o qualcosa di stimolante. Deve più o meno essere andata così, la scintilla che ha generato le canzoni di questo album, l’idea di riesumare vecchie composizioni, a partire dal periodo Roxy fino ad un indeterminato momento della carriera solista, affiancandole al contributo vocale della sua nuova musa ispiratrice, la visual artist Amelia Barratt.
Ne escono 11 brani, dove le raffinate parti strumentali trasudano una bellezza soffusa , la malinconia languida di qualcosa di remoto ma presente e che conosciamo, una musica sensuale che ha fatto la fortuna del leader, che si cimenta per la prima volta in un’operazione dove manca totalmente il suo contributo principale alla voce, ma che è innegabilmente legata alla sua presenza come promotore del mood delle canzoni; al pari suo la Barratt incide le sue parole , i suoi versi del quotidiano , in un parlato non calcato, ma che comunque inchioda, col risultato di un album forse ripetitivo, ma che trova la sua forza, nell’elegante contrasto delle parti, che ci obbliga forzatamente a riprendere in mano certi pensieri, certe memorie del passato, come se ci scorressero di fronte delle nuvole, piene di momenti che che inconsapevolmente ritornano e che questi suoni fortunatamente suggeriscono.
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