Bruno Barbieri: «Vacanze fuori stagione? Andate qui»
Una vita movimentata quella di Bruno Barbieri, 7 stelle Michelin ottenute nel corso della sua carriera. Con zero peli sulla lingua, incarna da sempre rigore da cucina e ironia da salotto.
In TV è diventato un’icona: giudice storico di MasterChef Italia, con le sue giacche stravaganti e lo sguardo da professore severo (ma giusto…), riesce a fulminare un piatto con un solo sopracciglio alzato, amante della cucina a tutto tondo (lo abbiamo intervistato nella sua veste di sposor per i lievitati Motta) la sua altra grande passione è il viaggio: con la trasmissione Bruno Barbieri – 4 Hotel giunta all’ottava edizione e in onda su SkyUno e NOW, gira l’Italia come un detective del cuscino perfetto e del buffet da colazione, valutando gli hotel con lo stesso metro con cui giudicherebbe un risotto allungato con la panna (!).
Viaggiare per lui è un’arte, ma anche un’occasione per lamentarsi di tende stropicciate e luci troppo fredde. Qualche anno fa ci aveva raccontato che, nelle prime sei stagioni aveva cambiato 190 letti, a quest’ora ne avrà testati più di 200. Oltre alla comodità, alla pulizia, al servizio, Barbieri valuta anche le attività collaterali offerte dalla struttura alberghiera. Tra queste, l’abbiamo visto immergersi nelle acque ghiacciate, fare free climbing, girare in moto o in monopattino, pagaiare e tanto altro.
«La mia idea di ospitalità»
Ma se Bruno Barbieri dovesse partire oggi per una vacanza, in vista della stagione invernale, dove andrebbe? Glielo abbiamo chiesto, facendoci raccontare cosa significa per lui l’«ospitalità perfetta».
«La mia idea di ospitalità parte sicuramente da un boutique hotel, piccolo quindi, con poche camere, e non necessariamente di lusso», racconta Bruno Barbieri. «Ma è fondamentale, che dico, imprescindibile, che debba avere un’anima, un’idea». Ovvero, piccolo sì, ma con personalità «A New York, per esempio, ricordo di aver dormito in un hotel fatto di carta bagnata, tipo cartapesta. Ogni stanza aveva un suo racconto. Ecco, per me il posto che scelgo dove “abitare” per qualche ora deve essere così: unico». Tra gli errori più frequenti riscontrati tra gli albergatori, c’è quello di «non uscire mai dalla propria comfort zone, molti di loro, ancora oggi, non sanno cosa succede attorno, non girano a sbirciare altrove, non viaggiano, non vanno oltre il loro “giardino”». Un esempio? «Quel quadro appeso a quella parete da 1.000 anni, per loro sta bene lì, eppure se lo appendessero nella parete di fronte starebbe molto meglio. Il mondo va a mille all’ora, bisogna saperlo e agire di conseguenza».
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