Brasile, ecco perché è un paradiso per gli affari di Cosa nostra e ‘ndrangheta
Non c’è da meravigliarsi se a metà agosto un’inchiesta congiunta della Dda di Palermo e del secondo tribunale federale del Rio Grande Do Norte ha svelato che un’organizzazione riciclava denaro della mafia in iniziative imprenditoriali in Brasile. I finanzieri del comando provinciale di Palermo e la polizia federale brasiliana hanno sequestrato circa 50 milioni e beni mobili e immobili riconducibili a 17 soggetti, tutti indagati, e a 12 società operanti nel settore immobiliare, edile e ristorativo.
L’operazione, secondo inquirenti e investigatori, avrebbe sgominato un sofisticato sistema di riciclaggio al cui vertice ci sarebbe stato il mafioso Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli sino al suo arresto nel 2021. Il denaro utilizzato nelle attività imprenditoriali, secondo le ricostruzioni investigative, sarebbe giunto a destinazione attraverso «sofisticati meccanismi di riciclaggio, basati, tra l’altro, sull’impiego di plurimi conti di transito accesi presso istituti finanziari, prevalentemente all’estero».
Qui Calabria
E non c’è – ancora – da gioire se il boss della ‘ndrangheta Vincenzo Pasquino, estradato dal Brasile il 3 marzo 2024, che ha deciso di collaborare con la giustizia italiana, potrebbe far emergere importanti dettagli sugli affari della mafia nel Paese sudamericano con le due principali organizzazioni criminali: il paulista Primeiro comando da capital (Pcc) e il carioca Comando vermelho (Cv).
Pasquino fu arrestato il 24 maggio 2021 in un residence di Joao Pessoa (città turistica costiera dello Stato di Paraiba) dalla polizia federale del Paese e dai carabinieri del Ros, dopo un periodo di latitanza, mentre era in compagnia del boss della ‘ndrangheta e narcotrafficante Rocco Morabito, di Africo (Reggio Calabria), anch’egli estradato in Italia, il 6 luglio 2022. Secondo il quotidiano O Estado de Sao Paulo, il terremoto che Pasquino potrebbe provocare è paragonabile agli effetti della collaborazione di Tommaso Buscetta, boss di Cosa Nostra, anche lui arrestato in Brasile, a San Paolo, il 23 ottobre 1983.
Paradiso “sporco”
In poche parole – anzi, con pochi e pesantissimi cognomi criminali – il Brasile è tornato ad essere un paradiso di affari sporchi per le mafie di tutto il mondo, a partire da quelle italiane che, con il Primeiro comando da capital e il Comando vermelho sono legate a doppio filo. E così non c’è da sorprendersi neppure se in un’operazione congiunta con la Polizia paraguaiana, la Polizia federale brasiliana è riuscita a smantellare, nel dicembre 2023, l’attività di un importatore con base nella città di Asunción, che stava conducendo uno schema di riciclaggio di denaro a Miami (Stati Uniti). L’uomo è accusato di aver movimentato circa 195 milioni di euro tra il 2021 e il 2023, attraverso la vendita di 43mila armi da fuoco contrabbandati dall’Europa e modificati in Paraguay per i criminali brasiliani. Molte di queste armi sono state inviate dalle mafie balcaniche come pagamento per il traffico di tonnellate di cocaina dal Brasile verso l’Europa.
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