«Botte e violenze, quei due erano bestie»
JESI – «Ci picchiavano sempre, ci offendevano, bestemmiavano. Ne abbiamo viste di tutti i colori in quella casa. Erano cattivi, delle bestie». Una testimonianza dolorosa, così toccante da commuovere chi era presente in aula. Il collegio penale, presieduto dal giudice Roberto Evangelisti, ha ascoltato in silenzio il racconto di una delle ospiti della “casa gialla”, come veniva chiamata la struttura privata in cui, secondo gli investigatori della Squadra Mobile di Ancona, sarebbero avvenuti abusi su 5 donne con patologie psichiatriche.
Il racconto
La 58enne, ascoltata come testimone (non è parte offesa), rimasta 6 mesi in quella casa di via del Verziere, ha puntato il dito contro gli imputati, l’86enne Franco Frantellizzi e la moglie 78enne Dina Mogianesi, che gestivano la struttura e che nell’aprile 2024 furono arrestati per maltrattamenti: l’uomo deve rispondere anche di violenza sessuale nei confronti di 4 delle 5 ospiti, la moglie di lesioni. «Lui cucinava, lei ci dava le medicine – ha riferito la 58enne -. Io mi sono trovata malissimo, ero piena di lividi perché mi picchiavano: Dina una volta mi ha dato un cazzotto sulla bocca e mi ha pestato un piede così forte da farmi cadere un’unghia. Anche lui alzava le mani. Urlavano, lanciavano ciabatte, sferravano calci e pugni. Di notte chiudevano armadi, porte e finestre con i lucchetti per non farci uscire. E ci sequestravano i cellulari». La testimone ha spiegato che alle pazienti non venivano dati soldi nemmeno per un caffè. «Alcune di noi chiedevano l’elemosina in strada». Nel suo caso, le sarebbero stati tolti prodotti per i capelli e smalto per le unghie, per dispetto. La sorella, seduta accanto a lei in aula, ha confermato: «Mi fidavo di Dina, mi ha convinto a portare mia sorella dalla parrucchiera per farle tagliare tutti i capelli. E quando lei se li è fatti ricrescere e si è comprata la tinta e lo smalto, Dina mi ha telefonato dicendomi che dovevo vergognarmi a far spendere soldi inutilmente a mia sorella. Io ero scioccata per quel regime hitleriano che veniva imposto». Se Mogianesi alzava le mani, il marito avrebbe abusato delle ospiti della struttura, come sostengono gli inquirenti che in casa avevano piazzato delle spycam. «A me non ha fatto nulla, ma alle mie amiche le toccava, le portava sotto la doccia, le sbaciucchiava tutte», ha raccontato la 58enne.
Versione confermata anche da un altro testimone, ospite della struttura nel 2018. «Le ragazze venivano spinte mezze nude sotto la doccia e Franco le prendeva a sberle – ha spiegato ai giudici -. Anch’io venivo picchiato da lui e dalla moglie se non ubbidivo. Mi venivano sequestrati il cellulare e le scarpe per non farmi uscire, perfino la lampada dell’abat-jour perché tenevo la luce accesa di notte. E per punizione, a volte ci facevano saltare i pasti». Era stata la madre di quest’ultimo testimone a mandare i Nas nella casa degli orrori. «E da quella volta Franco e Dina hanno inasprito le sanzioni contro di me, per vendetta». Ai due imputati sono stati revocati i domiciliari: ora hanno solo l’obbligo di dimora e il divieto di uscire nelle ore notturne. Il processo riprenderà il 21 gennaio 2026.