Borse, l’inflazione Usa salva la giornata ma il bilancio della settimana è negativo, Milano -3,2%
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Archiviano una settimana negativa le Borse europee, che hanno incassato l’atteso taglio dei tassi della Fed di 25 punti base, ma hanno risentito dell’ondata di vendite innescate dalle parole del presidente Jerome Powell, che ha ridimensionato le aspettative sui tagli al costo del denaro nel 2025. Ora la banca centrale americana prevede una sforbiciata solo di mezzo punto il prossimo anno (e non più di un punto), con l’economia a stelle e strisce che si conferma in buono stato di salute e l’inflazione che preoccupa (nonostante il dato Pce di venerdì si sia attestato sotto le stime) a causa delle politiche economiche e commerciali minacciate dal presidente eletto Donald Trump. Così, il Ftse Mib di Milano è maglia nera del Vecchio Continente e lascia sul terreno il 3,22% nell’ottava. In pesante calo anche il Ftse 100 di Londra (-2,6%), l’Ibex di Madrid (-2,42%) e il Dax di Francoforte (-2,4%) con il Parlamento tedesco che ha votato la sfiducia al governo di Olaf Scholz aprendo la strada a elezioni anticipate. Il Cac di Parigi cede invece l’1,82%.
Milano strappa la parità nella seduta di venerdì dopo i cali
L’inflazione Usa di novembre, che cresce meno delle attese, tranquillizza i mercati dopo la doccia fredda della Fed, che per il 2025 ha preannunciato meno tagli ai tassi di quelli previsti in precedenza dal mercato. Le premesse della seduta erano tutte negative: oltre alla Fed, da giovedì sera, infatti, incombe nuovamente il pericolo di uno shutdown con il fallimento, alla Camera statunitense, di una misura sostenuta dal presidente eletto Donald Trump per finanziare il governo per tre mesi. Ad appesantire il quadro generale, le parole del futuro presidente che ha minacciato l’Ue di nuovi dazi se l’Europa non compra gas e petrolio americano. Ma nel primo pomeriggio il dato sull’inflazione Pce ha innescato una corrente di acquisti che ha salvato la giornata, dal momento che «almeno per ora, i dati odierni sul Pce dovrebbero contribuire a calmare alcune delle recenti paure sull’inflazione, dato che sia l’inflazione Pce core che quella headline sono risultate al di sotto delle aspettative degli economisti», ha commentato Bret Kenwell, US Investment analyst di eToro.
Così, i listini europei recuperano dai minimi di giornata, forti anche del buon andamento di Wall Street dopo una partenza in rosso, con il Ftse Mib di Milano che termina sulla parità a -0,06%.
Wall Street in calo nonostante inflazione Pce sotto attese
Wall Street in calo ancora traumatizzata dalle nuove previsioni dei banchieri della Federal Reserve. La Banca centrale statunitense ha tagliato i tassi, come previsto, di 25 punti base al 4,25%-4,50%, ma ha rivisto in ribasso le previsioni per il prossimo anno: non più un taglio di un punto percentuale nel 2025, come stimato a settembre, ma solo di mezzo punto, a causa di un’inflazione più alta. A proposito di inflazione, il dato Pce (personal consumption expenditures price index), la misura preferita dalla Federal Reserve per calcolarla, è aumentato a novembre dello 0,1% rispetto al mese precedente, contro attese per un rialzo dello 0,2%, ed è cresciuto del 2,4% rispetto a un anno prima, contro attese per un +2,5%, dopo il +2,3% del mese precedente. La componente ‘core’ del dato, depurata dagli elementi volatili, è cresciuta dello 0,1% rispetto al mese, contro attese per un +0,2%, e del 2,8% rispetto a un anno prima, come a ottobre, contro attese per un +2,9%. Ora gli analisti prevedono – secondo il FedWatch Tool del Cme Group – una pausa a gennaio e assegnano buone possibilità a un taglio dei tassi a marzo.
Inflazione americana inferiore alle stime
Inflazione sotto le attese, negli Stati Uniti. A novembre, il dato Pce (personal consumption expenditures price index), la misura preferita dalla Federal Reserve per calcolarla, è aumentato dello 0,1% rispetto al mese precedente, contro attese per un rialzo dello 0,2%, ed è cresciuto del 2,4% rispetto a un anno prima, contro attese per un +2,5%, (dopo il +2,3% del mese precedente).
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