Borsa: flussi, svolta tedesca e buyback. Tre motivi per l’eccezionalismo europeo
Il riposizionamento degli investitori in uscita da Wall Street, le speranze di ripresa economica riposte nel piano di investimenti tedesco e nel programma a sostegno della difesa della Commissione europea, ma anche un fattore tecnico come l’accelerazione dei programmi di riacquisto azionario delle società quotate. C’è sicuramente un cocktail di ingredienti alla base della ricetta che ha accompagnato l’inattesa rivincita delle Borse europee e a una sorta di «eccezionalismo».
I flussi di denaro
Numerosi sono i segnali che testimoniano lo spostamento di flussi di denaro dagli Stati Uniti al di qua dell’Atlantico, soprattutto fra i grandi investitori. Fra gli ultimi in ordine di tempo l’Institutional Investor Indicator di State Street, che monitora ogni mese la propensione al rischio e le partecipazioni in azioni, obbligazioni e liquidità dei soggetti istituzionali sulla base di dati ricavati da asset in custodia e amministrazione per 44mila miliardi di dollari.
A febbraio l’indice di propensione al rischio calcolato da State Street si è bruscamente riportato a quota zero, interrompendo così una serie consecutiva di quattro mesi di elevata sovraesposizione da parte degli investitori. La fuga dall’azionario ha trovato approdo naturale nelle disponibilità liquide, in crescita di circa lo 0,5%, mentre la quota destinata al reddito fisso si è mantenuta sostanzialmente stabile. Ancora più interessanti appaiono tuttavia le differenze significative a livello regionale e il fatto che le Borse europee, come segnala Michael Metcalfe, Head of Macro Strategy di State Street Global Markets, siano state «le principali beneficiarie dei deflussi dagli Usa, tanto che gli investitori di lungo termine hanno ora eliminato completamente il proprio sottopeso nei mercati azionari della regione».
La svolta tedesca
Altrettanto evidente è il contributo dato dal cambio di passo che il maxi-piano di investimenti e stimoli fiscali potrebbe imprimere non soltanto alla Germania che lo ha annunciato, ma anche all’intero continente. Pur mantenendo una cautela per l’incertezza legata ai tempi di attuazione, non certo immediati, Paul Hollingsworth, Head of Developed Markets Economics di Bnp Paribas, crede infatti che il programma «possa esercitare un effetto positivo sulla fiducia degli investitori abbastanza rapidamente, tradursi poi in un aumento di circa l’1% del Pil tedesco entro il 2027 e rappresentare infine un momento di svolta per l’Europa».
Riacquisti da record
Si tende invece a parlare meno dei buy-back societari, il cui contributo a sostegno delle quotazioni di Borsa non è tuttavia marginale. Barclays stima che a febbraio, in concomitanza con la chiusura di una stagione di bilanci in molti casi da record, le società comprese nell’indice Stoxx 600 abbiano annunciato programmi di riacquisto di azioni proprie per 43 miliardi di euro. Si tratta di una cifra che va ben oltre la media del mese registrata dal 2017 in poi e che per circa metà è dovuto all’exploit del settore finanziario.
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