Bonifica Sin Crotone, audizione di Errigo secretata appena si parla di “famiglie mafiose”
L’audizione sulla bonifica del Sin di Crotone in Commissione Ecomafie secretata appena si parla dei titolari della discarica “attenzionati”
CROTONE – Tentacoli sulla bonifica del Sito d’interesse nazionale di Crotone, tra i più contaminati d’Italia? Difficile dirlo. L’unica cosa certa è che quando il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, Jacopo Morrone, ha chiesto al commissario Emilio Errigo se «ci sono famiglie mafiose che condizionano la bonifica o la messa in sicurezza», il generale ha chiesto che la seduta venisse da quel momento in poi secretata. Molti a Crotone (e non solo) si chiedono perché.
La domanda del presidente Morrone si inseriva all’interno di un ragionamento di Errigo che, nella parte introduttiva della sua relazione, ha accennato sia alle dinamiche criminali del territorio che al fatto che la discarica di Sovreco è «gestita da persone molto attenzionate dall’autorità giudiziaria». Il riferimento è alla mega discarica del gruppo Vrenna, indicata con un decreto del ministero dell’Ambiente del primo agosto scorso come sito in cui smaltire 360mila tonnellate di scorie pericolose, contenenti tenorm e norm con e senza amianto. Da allora alcune cose sono cambiate.
INTERROGATIVI E SEGRETI
Intanto, è appena il caso di ricordare che i fratelli Giovanni e Raffaele Vrenna sono imputati per traffico di rifiuti nel maxi processo Glicine-Acheronte (anche se del loro coinvolgimento nell’inchiesta si sa dal giugno 2023, quando la Dda di Catanzaro condusse una vasta operazione antimafia). In passato sono stati lambiti da indagini antimafia da cui comunque sono usciti indenni. «Ci sono infiltrazioni che vuole evidenziare?», domanda il presidente della Commissione parlamentare che indaga sul ciclo dei rifiuti. Quello che ha risposto Errigo è coperto da segreto.
SCAVI SOSPESI
L’ultimo elemento di novità all’interno della complessa vicenda è che Eni Rewind non avvia la bonifica poiché non ci sono discariche disponibili, dopo avere per molto tempo insistito sull’indispensabilità di Sovreco (come del resto ha fatto spesso anche il commissario Errigo). Una presa di posizione, quella di Eni Rewind, resa nota con un lungo comunicato in cui si ripercorre la complessa vicenda.
Se sia una “risposta” alla relazione del commissario (almeno nella parte pronunciata durante la seduta aperta), che era partito pure lui dagli anni ‘30, o un’esigenza di precisare alcuni punti, è difficile dirlo. È sempre tutto difficile, quando si parla di bonifiche, perché gli interessi in ballo sono enormi. Sta di fatto che l’avvio degli scavi, che era previsto il 20 gennaio 2025, è stato sospeso in seguito agli esposti (presentati il 14 e 15 gennaio scorsi) di Regione Calabria, Comune e Provincia di Crotone, che dopo i ricorsi al Tar presentati nell’ottobre 2024 con cui gli enti richiedevano l’annullamento del decreto Mase di agosto 2024, hanno diffidato Eni Rewind e la società Sovreco dal rendere esecutivo il contratto per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi.
IN ATTESA DI GIUDIZIO
Nella successiva Conferenza di Servizi (CdS), il 28 gennaio 2025, il Mase ha anticipato l’intenzione di sospendere l’autorizzazione propedeutica al conferimento dei rifiuti nella discarica di Crotone, nelle more del giudizio del Tar (l’udienza è fissata il 19 febbraio) e di «ulteriori approfondimenti legali».
Eni Rewind oggi afferma che non essendo disponibili discariche alternative a Sovreco per il conferimento dei rifiuti pericolosi e, non essendo neppure certo che nei prossimi mesi sarà possibile ottenere il rilascio delle notifiche transfrontaliere, non si possono avviare gli scavi «senza avere certezza sul se e quando saranno effettivamente disponibili discariche per rifiuti pericolosi idonee e capienti per i fabbisogni del Pob (Piano operativo di bonifica)» (fase 2, ndr).
Perché ciò «esporrebbe la società al rischio di commettere il reato di discarica abusiva qualora i rifiuti pericolosi stoccati non potessero essere smaltiti entro il termine di legge di 12 mesi per carenza di destini».
Soprattutto, costituirebbe «un rischio potenziale per la salute e l’ambiente, dal momento che rifiuti abbancati da anni in una discarica a suo tempo autorizzata e chiusa con provvedimenti degli enti, sarebbero stoccati a tempo indeterminato in un deposito preliminare».
BARRIERA IDRAULICA
Ma torniamo all’audizione di Errigo. Non sono mancati accenni, nell’excursus proposto dal generale, al complesso iter che ha portato alle «colline di veleni a pochi metri dal mare» di Crotone, su cui oggi sorgono «alberi alti 20 metri». Segno evidente che sono lì da troppo tempo. Errigo dice di aver chiesto ad Eni perché «non ha fatto molto di più» per fronteggiare problematiche «molto più gravi», così le ha definite, di quelle connesse al «polo petrolchimico e metallurgico più grande d’Italia», che lui affrontò quando era commissario dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale, con competenza sui porti di Augusta e Catania.
Ha pure ripercorso l’iter che portò la Regione Calabria nell’88 ad autorizzare due discariche a mare «a protezione» delle quali è stata realizzata una scogliera frangiflutti. Parliamo di 1400 ettari di discarica a mare.
UOMO DI MARE
Da “uomo di mare”, Errigo ha ricordato che le barriere frangiflutti si fanno «a protezione della linea di costa e non di discariche autorizzate al conferimento di rifiuti a cinque metri dal mare». La richiesta è dell’83, «eppure c’era la legge Galasso nell’85». Per questo ha invitato i commissari, la cui missione già programmata è stata rinviata, a venire a Crotone, dove c’è un «mare bellissimo» che oggi è una «realtà ambientale contaminata».
Nel suo lungo comunicato, pochi giorni dopo le parole di Errigo in Parlamento, Eni Rewind sente il bisogno di precisare che «nell’ambito del progetto di bonifica della falda, Eni Rewind ha progressivamente realizzato una barriera idraulica, oggi dotata di 67 pozzi di emungimento, che garantisce il contenimento della contaminazione entro il perimetro del sito e la sua progressiva asportazione, con successivo trattamento delle acque presso l’impianto pubblico del Corap (Consorzio regionale per lo sviluppo delle Attività produttive)».
SITI ESTERI
Altro nodo ripercorso da Errigo (con successiva precisazione di Eni Rewind) è quello relativo alla «difficoltà a portare fuori regione» le scorie di Crotone, specie «i rifiuti pericolosi contenenti tenorm e amianto». La stima dei rifiuti prodotti dagli scavi previsti dal Pob è di circa un milione di tonnellate, di cui metà sono non pericolosi e quindi smaltibili in discariche operative in altre regioni italiane.
I restanti sono composti da: circa 360.000 tonnellate di rifiuti pericolosi «conferibili in Italia solo nella discarica di Crotone», almeno secondo Eni, circa 50.000 tonnellate contenenti Tenorm e oltre 100.000 tonnellate contenenti sia Tenorm che amianto. Pochi giorni prima, Errigo aveva parlato anche di una discarica nel Torinese, a Barricalla, oltre che della Sovreco. Ma «chi ha bloccato cosa?», ha chiesto il presidente Morrone prima che la seduta venisse secretata.
CONFLITTI TRA ISTITUZIONI
L’apparente divergenza tra Eni e Errigo si assottiglia. Errigo, in apertura del suo intervento, ha parlato di «bonifica impantanata» in un «conflitto tra istituzioni». Il Ministero non è riuscito a superare, come pensava di fare col decreto di agosto recependo le sollecitazioni di Eni, il Provvedimento autorizzativo regionale (Paur) del 2019 con cui si obbliga Eni Rewind a smaltire i rifiuti pericolosi speciali radioattivi fuori dalla regione Calabria. Inoltre, col Paur si vincola l’utilizzo dei depositi D15 e D9 (depositi preliminari) solo al momento in cui la società avrà le autorizzazioni allo smaltimento fuori dalla Calabria.
Lo scopo del Paur, a tutela del territorio, è che i depositi non rischiassero di diventare da preliminari a definitivi. Allora il governatore calabrese era Mario Oliverio. Un vincolo, il Paur, acquisito dalla Conferenza dei servizi decisoria di ottobre 2019 e dal decreto del 3 marzo 2020 del Mase.
CAMBI DI ORIENTAMENTO
Eni Rewind ora lo ritiene «contrario alla normativa e al buon senso, dal momento che proprio a Crotone (a 5 km dal sito in bonifica) è disponibile l’unica discarica nazionale idonea e con capacità residua superiore al fabbisogno del Pob».
Questa, del resto, è stata sempre la posizione di Errigo, rintracciabile in dichiarazioni e documenti ufficiali. In Parlamento, Errigo ha affermato che prima di emettere il decreto del 2020 «si sarebbe dovuto accertare la capacità ricettiva in Italia». Eppure lo stesso Errigo, appena insediatosi, nel settembre 2023, annunciava che avrebbe portato le scorie fuori da Crotone.
Soltanto dopo aver negato a lungo l’esistenza di siti esteri idonei, nel novembre scorso Eni tirò fuori un elenco di ben 19 discariche. Ne ha individuato quattro, in Svezia e Germania. Ma sia Errigo che Eni evidenziano le difficoltà di trasferire i rifiuti all’estero. Per criticità operative, connesse alla quantità di scorie contaminate anche da radionuclidi, e per le difficoltà a ottenere le autorizzazioni transfrontaliere.
BUON SENSO
Se il Paur sia contrario alle norme, come sostiene Eni Rewind, lo stabiliranno i giudici amministrativi. Sul buon senso, però, una cosa va detta: per molti crotonesi consisterebbe nell’applicazione del principio per cui chi inquina paga, ma non al ribasso. Da precisare che il costo della bonifica a carico di Eni Rewind fu quantificato da Ispra in 1.721.584.798 euro, come evidenziato nella relazione della stessa Commissione parlamentare di inchiesta del 12 dicembre 2012. E non è detto che il buon senso sia la volontà della multinazionale e quella del ministero dell’Ambiente che molto spesso hanno coinciso con quella del gruppo Vrenna, titolare di una mega discarica già assurta a pattumiera di mezza Calabria.
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