Bomba alla stazione di Bologna, 45 anni fa nella strage fascista moriva Sergio Secci
«Dopo 45 anni, la verità è scritta nero su bianco. Una bomba, nella stazione di Bologna, uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. Era la strategia della tensione. Era il terrore come arma politica, con mandanti, esecutori e depistatori ben protetti dai palazzi del potere. Oggi quelle responsabilità sono definitive. La matrice è fascista. La giustizia è tardiva. Ma è arrivata». Questo il messaggio dell’Arci nel giorno della commemorazione delle vittime
«Adesso – incalza l’associazione – tocca alla politica, alle istituzioni, alla società civile fare i conti con questa verità. Chi continua a voltarsi dall’altra parte, chi minimizza, chi governa con chi ancora si ispira a quell’ideologia, si assuma le sue responsabilità. Noi non dimentichiamo. Non archiviamo. Memoria significa lotta. Verità significa antifascismo. Giustizia significa non avere più paura di dirlo».
Strage di Bologna Partecipando alle celebrazioni a lanciare un messaggio al governo nazionale è anche il senatore Dem Walter Verini, segretario della Commissione Giustizia e capogruppo Pd in Antimafia: «Come ogni anno a Bologna, il 2 Agosto. Per non dimenticare. Per ricordare le 85 vittime della strage fascista. Perché tutti affermino le verità accertate dalla storia e dalle sentenze: in quegli anni i neofascisti volevano sovvertire il corso della democrazia, con complicità di apparati deviati dello Stato e dei servizi segreti. Anche questa destra che oggi governa ha il dovere di pronunciare parole chiare e prendere radicalmente le distanze dall’eversione nera di quegli anni. E contribuire a disvelare ogni zona d’ombra, opacità, depistaggi e complicità di quel periodo. Così si ricordano e onorano le vittime innocenti, che alle 10.25 di quella terribile mattina persero la vita. Tra queste, Sergio Secci, indimenticabile amico e compagno di ideali e valori di quegli anni, ancora oggi più che mai necessari».
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