Bocciato l’ampliamento della Monterè, il Tar annulla delibera comunal e epermesso di costruire
I lavori erano “congelati” da ormai 9 mesi, in attesa che la giustizia amministrativa si pronunciasse. E lo rimarranno. Il Tar dell’Emilia Romagna ha infatti bocciato la realizzazione del nuovo impianto di essiccazione per la frutta della cooperativa Monterè tra strada Cadiane e stradello Aggazzotti, i cui lavori erano iniziati sul finire dello scorso anno dopo aver ottenuto il via libera dal Comune.
Il tribunale ha infatti accolto il ricorso presentato dal comitato di residenti di strada Cadiane, che fin dagli esordi hanno avversato il progetto di espansione dell’azienda. La sentenza pubblicata ieri ha come effetto immediato l’annullamento della delibera comunale dell’aprile 2024 che dava il via libera all’operazione, nonchè del permesso di costruire rilasciato in novembre in ragione del quale le ruspe erano già entrate in azione.
Le contestazioni mosse dai residenti vertevano su diversi cardini. In primo luogo la collocazione stessa dell’impianto su un terreno agricolo. Il Tribunale ha messo in evidenza come “non è dato rintracciare quella accurata istruttoria e approfondita motivazione richieste dalla legge regionale in relazione alle alternative localizzative praticabili per evitare o comunque ridurre il consumo di suolo”. Dagli atti emerge infatti “la totale assenza di un vaglio di quegli assunti da parte dell’Amministrazione procedente”.
Un elemento che contrasta fortemente con legge urbanistica regionale, che spinge nella direzione del risparmio di suolo agricolo. Il Tar sottolinea che nelle carte del procedimento “nulla è detto sulla inidoneità dell’unico sito vagliato, sulla inesistenza di altri siti idonei, anche di soggetti terzi; nessuna ponderazione dei diversi interessi, pubblici (conservazione di suolo coltivato, non edificato) e privati (accorpamento delle diverse fasi di lavorazione della frutta) coinvolti, è stata svolta”.
Altro elemento critico è quello relativo al traffico, previsto in aumento per ammissione della stessa ditta, grazie al maggior volume di prodotto che dovrebbe afferire all’impianto. La realizzazione delle piazzole ai margini della strada per consentire la mermata dei camion non è stata ritenuta sufficiente e il Tar ha sottolineato che anche sul fronte della viabilità l’istruttoria è stata “carente e contraddittoria”.
Vi è infine il tema dell’inquinamento acustico, che il progetto preveda in aumento. Aldilà delle complesse classificazioni burocratiche circa le classi acustiche delle aree, il tribunale sintetizza: “Ai fini della delibazione delle censure dedotte in ricorso, è sufficiente rilevare che, se come sostiene la controinteressata (Monterè, ndr) effettivamente la situazione è già critica, allora anche un moderato incremento di rumore in dipendenza dell’ampliamento del centro aziendale (come ammesso anche dal documento previsionale di impatto acustico, depositato in giudizio), avrebbe dovuto essere attentamente considerato dall’Amministrazione”.
Sintetizzando dunque, la giustizia amministrativa ha giudicato molto lacunoso, se non sbrigativo, il procedimento che ha concesso all’azienda l’autorizzazione. Così lacunoso da dover essere resettato. Ora ovviamente si aprirà sia per Monterè che per il Comune la possibilità di un ricorso al Consiglio di Stato, motivo per il quale la parola “fine” su questa vicenda è lungi dall’essere scritta.
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